In Italia spesso ci imbattiamo in momenti in cui giornalisti, scrittori, comici, fotografi,
manager e imprenditori non si limitano
ad esercitare il diritto di cronaca, a scrivere romanzi, a far ridere, a
immortalare la storia, a dirigere gli affari e a gestire le imprese, ma decidono di prendere le redini
dell’opinione pubblica per accreditare principi ed idee spesso di comodo, in
nome di una “facile” lotta contro i poteri costituiti, tentando di
delegittimarli in nome della legalità, della giustizia e di generiche idee di
lotta contro i privilegi di una casta. In nome di questi grandi valori si
agitano le masse portando avanti movimenti e critiche distruttive e mai
costruttive, portando disorientamento in nome di una loro ipotetica attitudine
a governare o a dirigere dei movimenti che rimangono sempre tali sulla carta, poiché
non si ha mai la capacità e la forza di governare, ma solo di influire su
scelte vantaggiose, solo per la classe a cui si appartiene.
La forza di un Governo è di scansare con decisione
influenze di comodo per evitare inutili salti nel buio.
La forza di un Governo è che finalmente il suo popolo
si possa identificare nelle Istituzioni e nelle leggi.
Il problema è che siamo tutti capaci e illuminati a
criticare e a divenire in un secondo economisti, giuslavoristi, allenatori ed
opinion leader.
Siamo abili a distruggere ma mai a costruire una casa
su solide fondamenta, al massimo una casa con fondamenta di sabbia e argilla.
Allora diventa più semplice distruggere senza sporcarsi le mani con il potere,
che tentare di costruire quella casa con fondamenta posate sulla roccia. Quello
che mi auguro e che auguro alle prossime generazioni, è di vedere un’Italia
migliore e più virtuosa che emerga sull’Italia peggiore fatta di evasori, furbi
e profittatori che magari sono gli stessi che agitano l’opinione pubblica.
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