Sono convinto che la sopravvivenza della democrazia in Italia, sia legata alla capacità dei partiti
politici di smobilitare la loro occupazione delle Istituzioni e delle aziende a
partecipazione pubblica.
Si sente parlare ogni giorno sia a destra che a sinistra, di formazioni
(non coalizioni) messe in piedi per dare un Governo al nostro paese: purtroppo
questi "aggregati",
già in origine lasciano intravedere tentazioni trasformistiche e pendolari.
Non c'è accordo su nulla; non sulla scuola, non sulla previdenza, non sulla sanità, non sul lavoro, non sulla giustizia, neanche sui temi chiave della riforma delle Istituzioni.
Non c'è accordo su nulla; non sulla scuola, non sulla previdenza, non sulla sanità, non sul lavoro, non sulla giustizia, neanche sui temi chiave della riforma delle Istituzioni.
C'è disgregazione, spettacoli di lacerazione, d’impotenza e di degradazione
istituzionale. Questi politicanti che emergono ogni giorno, sono qualcosa di
difficilmente definibile, sembrano "mostri",
dai quali il nostro Paese non può aspettarsi altro che grandi sciagure.
Sintetizzano il vuoto di pensiero come pretesa di una società dinamica: minimo
comun denominatore è l'assenza di strategia, il compromesso quotidiano e
occasionale.
Come possiamo immaginare un politico che sia veramente grande, il quale sia
privo di un ideale?
Lo sfascio della politica e di conseguenza della democrazia, è figlio della
condotta che pretendeva di piegare il sistema istituzionale ai propri calcoli.
Tocqueville diceva: "le loro ambizioni e le loro passioni sono
talmente concentrate nel mantenimento del potere che solo al pensiero di
lasciarlo sono presi da una sorta di orrore che impone loro di sacrificare
l'avvenire al presente e il loro onore al ruolo".
Dobbiamo far si che nella nostra democrazia si ricostruiscano rapporti di
lealtà, se non ci si dovesse riuscire, il nostro Paese sarebbe aperto alle
avventure di un qualunque "caudillo".
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