mercoledì 24 settembre 2014

Rottamare

Alla prima Convention dei “Rottamatori”, qualche anno fa, un assessore toscano prese la parola e rivolgendosi ai presenti disse: "avete la giovinezza, le idee, la forza, e la possibilità di cambiare le regole, oggi siete la generazione allevata a forza di bugie, alla quale tutti dovrebbero chiedere scusa, perchè siete la prima generazione da tempo immemore che avrà meno della generazione dei vostri padri: meno soldi, meno garanzie, meno futuro, meno sogni".
Se questo fosse stato lo spirito, non posso che condividere in pieno, l'idea della rottamazione. Dico ancora di più, se la rottamazione fosse stata una lotta vera all'incompetenza della classe dirigente politica (quella inerte e non competente), allora la mia condivisione sarebbe stata totale.
Invece c'è una base di partenza diversa, tra lotta all'incompetenza e rottamazione. 
La rottamazione, a mio parere, è stat solo un’astuta operazione mediatica che prescinde dalle esperienze, dalle competenze, dalle storie della nostra classe dirigente politica: si fa come al solito, di tutta l'erba, un fascio. Così come strutturata, è stata solo una idea di azione distruttiva, portata avanti da chi rivendicava la leadership di un partito.
Quando mancano le idee, è più comodo ricorrere  al populismo, indispensabile per incantare le masse facendo leva sulla profonda disaffezione dell'opinione pubblica verso i leader, un tempo padroni pressoché incontrastati del nostro paese.
Tutto questo rende la rottamazione, una sorta di formula magica capace di risollevare le sorti italiane. Un miraggio che rischia di essere pericoloso, com’è sempre stata la caccia ai capri espiatori.

Si preferisce criticare, invece che costruire facendo leva solo sulla decadenza della cultura politica ormai diffusa ovunque; ma, i grandi politici ci insegnano che il rispetto, deve essere la prima virtù politica, preliminare in ogni conflitto. Io avrei accettato una lotta forte e aspra, all'incompetenza di una parte della classe dirigente politica e all'inerzia che, definisco l'abdicazione della ragione e non un facile populismo. Il pericolo è che la sostituzione dei "rottamati", con una nuova classe dirigente che ha gli stessi difetti, sia la garanzia per la prosecuzione della crisi in Italia. Se poi i giovani che ci dovrebbero rappresentare, sono quelli che abbiamo visto in alcuni Consigli Regionali, preferisco non rottamare e affidarmi all'esperienza, infatti, il risveglio dall'illusione del ricambio generazionale, rischia di essere ancora più amaro della delusione che l'ha partorita.

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