Alla prima Convention dei “Rottamatori”, qualche anno fa, un
assessore toscano prese la parola e rivolgendosi ai presenti disse: "avete la giovinezza, le idee, la
forza, e la possibilità di cambiare le regole, oggi siete la generazione
allevata a forza di bugie, alla quale tutti dovrebbero chiedere scusa, perchè
siete la prima generazione da tempo immemore che avrà meno della generazione
dei vostri padri: meno soldi, meno garanzie, meno futuro, meno sogni".
Se questo fosse stato lo spirito, non posso che condividere in pieno, l'idea
della rottamazione. Dico ancora di più, se la rottamazione fosse stata una lotta vera
all'incompetenza della classe dirigente politica (quella inerte e non
competente), allora la mia condivisione sarebbe stata totale.
Invece c'è una base di partenza diversa, tra lotta all'incompetenza e
rottamazione.
La rottamazione, a mio parere, è stat solo un’astuta operazione mediatica che
prescinde dalle esperienze, dalle competenze, dalle storie della nostra classe
dirigente politica: si fa come al solito, di tutta l'erba, un fascio. Così come
strutturata, è stata solo una idea di azione distruttiva, portata avanti da chi
rivendicava la leadership di un partito.
Quando mancano le idee, è più comodo ricorrere al populismo,
indispensabile per incantare le masse facendo leva sulla profonda disaffezione
dell'opinione pubblica verso i leader, un tempo padroni pressoché incontrastati
del nostro paese.
Tutto questo rende la rottamazione, una sorta di formula magica capace di
risollevare le sorti italiane. Un miraggio che rischia di essere
pericoloso, com’è sempre stata la caccia ai capri espiatori.
Si preferisce criticare, invece che costruire facendo leva solo sulla
decadenza della cultura politica ormai diffusa ovunque; ma, i
grandi politici ci insegnano che il rispetto, deve essere la prima
virtù politica, preliminare in ogni conflitto. Io avrei accettato una lotta
forte e aspra, all'incompetenza di una parte della classe dirigente politica e
all'inerzia che, definisco l'abdicazione della ragione e non un facile
populismo. Il pericolo è che la sostituzione dei "rottamati", con una
nuova classe dirigente che ha gli stessi difetti, sia la garanzia per la
prosecuzione della crisi in Italia. Se poi i giovani che ci dovrebbero
rappresentare, sono quelli che abbiamo visto in alcuni Consigli Regionali,
preferisco non rottamare e affidarmi all'esperienza, infatti, il risveglio
dall'illusione del ricambio generazionale, rischia di essere ancora più
amaro della delusione che l'ha partorita.
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