Prendo spunto da quanto fatto dal
compianto Presidente della Tanzania, Julius Nyerere sul codice di comportamento
per i dirigenti del partito unico della Tanzania:
·
è proibito
possedere azioni o essere amministratori di società private;
·
è vietata la
proprietà di immobili, esclusi quelli di abitazione;
·
ricevere più
di uno stipendio.
Il Presidente Nyerere lanciò una
grande campagna di educazione politica in cui si spingeva la popolazione a non
restare passiva davanti alla tirannia dei dirigenti, a scrollarsi di dosso
l’eredità coloniale e la sottomissione all’autoritarismo. La sua idea era di
non piegarsi all’arbitrio, ma combatterlo e denunciarlo in tutte le occasioni e
a tutti i livelli.
La dialettica del controllo deve potersi sviluppare nei due sensi: dall’alto in basso e viceversa.
La dialettica del controllo deve potersi sviluppare nei due sensi: dall’alto in basso e viceversa.
Così furono forniti al popolo gli
strumenti per criticare i potenti, difendersi e, se del caso, attaccare (erano
costretti alle dimissioni anche Ministri ed alti dirigenti). Quando, nel 1985,
Nyerere lascia la carica presidenziale, il Paese affronta la successione in
condizioni di completa normalità e calma.
Nyerere, lascia una cultura
politica creata insieme al suo popolo: “a ciascuno di voi individualmente, a
tutti quelli che sono organizzati nei villaggi, nelle cooperative, nelle
diverse professioni, a tutti i lavoratori onesti che hanno contribuito al
nostro sviluppo, a tutti io dico grazie. Insieme abbiamo costruito una Nazione
”.
A quasi trenta anni dal discorso
d’addio di Nyerere, la Tanzania ha subito notevoli cambiamenti, politici,
economici e sociali, non tutti positivi, ma le radici dell’albero piantato da
Nyerere, sono profonde e capaci di resistere agli attacchi del nuovo
colonialismo delle multinazionali e delle grandi organizzazioni internazionali.
Sono sicuro che quest’albero è
fecondo di frutti anche per le realtà occidentali come fu evidenziato da un
giovanissimo Marco Biagi.
Nel 1973, allora ventenne, fece
un viaggio in Tanzania e pubblicò alcuni articoli su “L’Avanti” descrivendo la
situazione del paese africano.
Il giuslavorista, assassinato
dalle Brigate Rosse, scriveva, infatti: “Nyerere
era un cattolico educato in Gran Bretagna, che si è formato sui testi del
socialismo europeo e che ha saputo capire che per il bene del suo popolo era
indispensabile inventare una forma di socialismo adatto alla società africana.
E in questo progetto ha infuso tutto il coraggio dell’africano che da
secoli muore di fame e tutta la genialità del politico la cui influenza, in
Africa, va ben oltre i confini della Tanzania”.
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