martedì 15 luglio 2014

"Tutto il coraggio dell’africano che da secoli muore di fame e tutta la genialità del politico la cui influenza, in Africa, va ben oltre i confini"


Prendo spunto da quanto fatto dal compianto Presidente della Tanzania, Julius Nyerere sul codice di comportamento per i dirigenti del partito unico della Tanzania: 
·                     è proibito possedere azioni o essere amministratori di società private;
·                     è vietata la proprietà di immobili, esclusi quelli di abitazione;
·                     ricevere più di uno stipendio.
Il Presidente Nyerere lanciò una grande campagna di educazione politica in cui si spingeva la popolazione a non restare passiva davanti alla tirannia dei dirigenti, a scrollarsi di dosso l’eredità coloniale e la sottomissione all’autoritarismo. La sua idea era di non piegarsi all’arbitrio, ma combatterlo e denunciarlo in tutte le occasioni e a tutti i livelli.
La dialettica del controllo deve potersi sviluppare nei due sensi: dall’alto in basso e viceversa.
Così furono forniti al popolo gli strumenti per criticare i potenti, difendersi e, se del caso, attaccare (erano costretti alle dimissioni anche Ministri ed alti dirigenti). Quando, nel 1985, Nyerere lascia la carica presidenziale, il Paese affronta la successione in condizioni di completa normalità e calma.
Nyerere, lascia una cultura politica creata insieme al suo popolo: “a ciascuno di voi individualmente, a tutti quelli che sono organizzati nei villaggi, nelle cooperative, nelle diverse professioni, a tutti i lavoratori onesti che hanno contribuito al nostro sviluppo, a tutti io dico grazie. Insieme abbiamo costruito una Nazione ”.
A quasi trenta anni dal discorso d’addio di Nyerere, la Tanzania ha subito notevoli cambiamenti, politici, economici e sociali, non tutti positivi, ma le radici dell’albero piantato da Nyerere, sono profonde e capaci di resistere agli attacchi del nuovo colonialismo delle multinazionali e delle grandi organizzazioni internazionali.
Sono sicuro che quest’albero è fecondo di frutti anche per le realtà occidentali come fu evidenziato da un giovanissimo Marco Biagi.
Nel 1973, allora ventenne, fece un viaggio in Tanzania e pubblicò alcuni articoli su “L’Avanti” descrivendo la situazione del paese africano.
Il giuslavorista, assassinato dalle Brigate Rosse, scriveva, infatti: “Nyerere era un cattolico educato in Gran Bretagna, che si è formato sui testi del socialismo europeo e che ha saputo capire che per il bene del suo popolo era indispensabile inventare una forma di socialismo adatto alla società africana.

E in questo progetto ha infuso tutto il coraggio dell’africano che da secoli muore di fame e tutta la genialità del politico la cui influenza, in Africa, va ben oltre i confini della Tanzania”.

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