La
preoccupazione va innanzitutto ai giovani perché sono le prime vittime della “dipendenza chimica”. Sono i soggetti più vulnerabili ad incorrere in
questo grave “errore di valutazione”, così definito da Philip K. Dick[1]
che diceva: “l'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di
andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma
un errore di valutazione. Quando un certo errore comincia a essere commesso da
un bel po' di persone, allora diviene un errore sociale, uno stile di vita. E
in questo particolare stile di vita il motto è: "Sii felice oggi perché
domani morirai"; ma s'incomincia a morire ben presto e la felicità è solo
un ricordo”.
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