mercoledì 18 giugno 2014

Lo sfascio della politica

Sono convinto che la sopravvivenza della democrazia in Italia, sia legata alla capacità dei partiti politici di smobilitare la loro occupazione delle Istituzioni e delle aziende a partecipazione pubblica.
Lo sfascio della politica e di conseguenza della democrazia, è figlio della condotta che pretendeva di piegare il sistema istituzionale ai propri calcoli.
Tocqueville diceva: "le loro ambizioni e le loro passioni sono talmente concentrate nel mantenimento del potere che solo al pensiero di lasciarlo sono presi da una sorta di orrore che impone loro di sacrificare l'avvenire al presente e il loro onore al ruolo".
Dobbiamo far si che nella nostra democrazia si ricostruiscano rapporti di lealtà, se non ci si dovesse riuscire, il nostro Paese sarebbe aperto alle avventure di un qualunque "caudillo".
La mancanza di valori, l'assenza di correttezza istituzionale, la vecchia e (purtroppo) attuale tendenza ad avere in qualsiasi partito un "ufficio cariche" che, mette al vertice di aziende di Stato, enti pubblici e aziende a partecipazione pubblica (sopratutto a livello regionale e comunale), personaggi non per merito, ma solo perché meritevoli di avere tessere di partito, sono una triste realtà.
Il vero scandalo è stato nell'enunciazione di regole spartitorie come figlie di un sistema che non poteva mai essere modificato.
Nessun leader che ha governato negli ultimi 60 anni ha avuto il controllo (o meglio ne ha avuto fin troppo, ma in senso deplorevole).
Si è per lungo tempo agito e governato condizionati da pressioni del sistema di potere, fatto di clientele e consorterie e nessun partito (e nessuna coalizione) è stato estraneo a questo patrimonio "morale" e "culturale" tipico italiano.
Abbiamo visto in passato Ministri della Repubblica e Presidenti del Consiglio dei Ministri, incapaci, inidonei alle cariche che ricoprivano; questa inidoneità è stata considerata irrilevante e non ha impedito il prolungarsi della loro presenza al Governo, pur nella drammatica evidenza degli insuccessi.
Per lungo tempo la politica fiscale ed economica dei Governi è stata caratterizzata da una continua rincorsa elettorale del facile consenso e non dall'idea di interesse generale per il Paese. Il nostro Stato è stato per anni come una vettura guidata da un conducente spericolato, lungo una strada piena di dossi e tremendamente accidentata.

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