Sono convinto che la sopravvivenza della democrazia in Italia, sia legata alla capacità dei partiti
politici di smobilitare la loro occupazione delle Istituzioni e delle aziende a
partecipazione pubblica.
Lo sfascio della politica e di conseguenza della democrazia, è figlio della
condotta che pretendeva di piegare il sistema istituzionale ai propri calcoli.
Tocqueville diceva: "le loro ambizioni e le loro passioni sono
talmente concentrate nel mantenimento del potere che solo al pensiero di
lasciarlo sono presi da una sorta di orrore che impone loro di sacrificare
l'avvenire al presente e il loro onore al ruolo".
Dobbiamo far si che nella nostra democrazia si ricostruiscano rapporti di
lealtà, se non ci si dovesse riuscire, il nostro Paese sarebbe aperto alle
avventure di un qualunque "caudillo".
La mancanza di valori, l'assenza di correttezza
istituzionale, la vecchia e (purtroppo) attuale tendenza ad avere in qualsiasi
partito un "ufficio cariche"
che, mette al vertice di aziende di Stato, enti pubblici e aziende a
partecipazione pubblica (sopratutto a livello regionale e comunale), personaggi
non per merito, ma solo perché meritevoli di avere tessere di partito, sono una triste realtà.
Il vero scandalo è stato nell'enunciazione di regole spartitorie come figlie
di un sistema che non poteva mai essere modificato.
Nessun leader che ha governato negli ultimi 60 anni ha avuto il controllo
(o meglio ne ha avuto fin troppo, ma in senso deplorevole).
Si è per lungo tempo agito e governato condizionati da pressioni del
sistema di potere, fatto di clientele e consorterie e nessun partito (e nessuna
coalizione) è stato estraneo a questo patrimonio "morale" e
"culturale" tipico italiano.
Abbiamo visto in passato Ministri della Repubblica e Presidenti del Consiglio
dei Ministri, incapaci, inidonei alle cariche che ricoprivano; questa
inidoneità è stata considerata irrilevante e non ha impedito il prolungarsi
della loro presenza al Governo, pur nella drammatica evidenza degli insuccessi.
Per lungo tempo la politica fiscale ed economica dei Governi è stata
caratterizzata da una continua rincorsa elettorale del facile consenso e non
dall'idea di interesse generale per il Paese. Il nostro Stato è stato per anni
come una vettura guidata da un conducente spericolato, lungo una strada piena
di dossi e tremendamente accidentata.
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