lunedì 12 maggio 2014

Doping: una piaga da estirpare

In questi ultimi anni il doping nello sport, è cresciuto con tale intensità da obbligare le Istituzioni nazionali ed internazionali ad esprimere tutta la preoccupazione per la gravità di un problema che mina le fondamenta dell’etica sportiva e mette a repentaglio la salute dell’uomo. Il ricorso a tecniche illecite è stato favorito dal progresso scientifico e dall’approccio sempre più commerciale della pratica sportiva.
E’ importante infatti, ricordare l’impatto che le attività sportive hanno sul pubblico in generale e l’influenza che i campioni dello sport hanno sui giovani.
E’ stimato che il ricorso a pratiche dopanti tra gli sportivi è tra il 3% e il 5% dei bambini che praticano sport amatoriali, mentre la percentuale sale al 15%-25% tra gli adulti che praticano sport a livello competitivo.
Serve quindi un’azione immediata per migliorare le informazioni in materia di doping, migliorare il coordinamento legislativo dei Paesi dell’Unione Europea e migliorare la tutela per i giovani atleti attratti dall’illusione di ottenere un fisico che permetta loro di primeggiare sugli altri.
Molti sono gli sportivi amatoriali raggiunti dal mercato legale degli integratori ovvero quella zona grigia, anticamera del passaggio verso prodotti più dannosi.
Le classi di sostanze definite dopanti sono suddivise in stimolanti, narcotici, anabolizzanti, diuretici e ormoni peptidici. Sono altresì vietate pratiche quali il doping ematico e in generale le manipolazioni farmacologiche, chimiche e fisiche.
Sul piano repressivo, è importante poi che per dissuadere gli sportivi dall’utilizzo di queste sostanze, le pene dovrebbero essere molto più dure, iniziando con la radiazione immediata a vita al primo conclamato uso del doping con un coinvolgimento penale per chi procura sostanze dopanti con pene simili a quelle per gli spacciatori di sostanze stupefacenti.  

Purtroppo ormai il commercio di steroidi e anabolizzanti, permette alle mafie di guadagnare meglio rispetto al commercio di droga e così il problema non diventa più solo un problema sportivo e sociale, ma anche e soprattutto una piaga criminale.

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