domenica 11 maggio 2014

Cosa fare per ottenere risultati contro la droga

Come ottenere risultati contro il flagello droga? E’ una risposta difficile ma è doveroso tentare.
La legalizzazione, è una forma di resa di fronte ad un problema che non si riesce a dominare.  
Questa ipotesi non sembra reggere ad un esame più approfondito del problema, perché la criminalità riconvertirebbe il narco-traffico in una nuova attività criminale.
Secondo Paolo Borsellino[1], non è vero che la legalizzazione della droga eliminerebbe il mercato clandestino perché l'esistenza di un mercato legale della droga comporta delle regole: “mercato legale significa che la droga non può essere venduta da chiunque, non può essere venduta in qualunque momento, non può essere venduta in qualunque posto e a chiunque”.
Nessuna legalizzazione può dare luogo ad un mercato senza regole. Si dovrebbe, dunque, fissare legislativamente l'età minima (e in base a quali criteri ?), con ciò stesso si creerebbe una fascia costituita da tutti coloro che sono al di sotto di essa, che diventerebbero  clandestini. Il mercato legale della droga, secondo Borsellino, spingerebbe gli spacciatori clandestini ad indirizzare la loro azione nel diffondere la droga ai minorenni esclusi dal mercato legale, nel diffondere dosi superiori a quelle stabilite per legge, nel diffondere la droghe pesanti se venissero legalizzate quelle leggere.
La depenalizzazione del consumo, in altre parole trattare la questione come un problema medico, piuttosto che un problema penale, eviterebbe di affrontare la reale questione della tossicomania.
La riduzione del danno, è a vantaggio delle persone che usano droga, delle loro famiglie e di tutta la comunità. Ogni intervento in grado di tutelare una persona, eliminare il rischio che contragga malattie, deve essere valutato per i risultati che consegue, sapendo che la salute della singola persona, è garanzia per la salute dell’intera collettività. Ma anche in questo caso non si argina la domanda.
Criminalizzare il consumo è un’operazione pericolosa, in quanto contraddice le esperienze internazionali sulla proibizione come fattore di allontanamento dalla consapevole modifica dei comportamenti, di produzione di emarginazione sociale, di spinta alla microcriminalità, di attrazione dei consumatori di droga nel circuito carcerario.
La reale azione vincente è quella di combattere con convinzione le cause della domanda e dell’offerta, con azioni che siano complementari tra loro.
Pertanto, la politica nei confronti della  droga deve necessariamente prevedere un bilanciamento tra le azioni di prevenzione, cura e riabilitazione e le azioni di repressione e contrasto, con un sistema generale basato soprattutto sui diritti delle persone, ad essere difese dall'offerta di sostanze stupefacenti, ad essere curate precocemente se tossicodipendenti, ma con un orientamento alla piena riabilitazione ed al reinserimento sociale, tenendo però a mente quanto  Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato: “esiste, certo, una netta differenza tra il ricorso alla droga ed il ricorso all'alcool: mentre infatti un uso moderato di questo come bevanda non urta contro divieti morali, ed è da condannare soltanto l'abuso, il drogarsi, al contrario, è sempre illecito, perché comporta una rinuncia ingiustificata ed irrazionale a pensare, volere e agire come persone libere. Non si può parlare della - libertà di drogarsi - né - del diritto alla droga -, perché l'essere umano non ha il diritto di danneggiare se stesso”.



[1] Paolo Borsellino, il procuratore di Palermo assassinato dalla Mafia, affermava che la legalizzazione del mercato degli stupefacenti, non elimina la mafia che è nata ed è esistita senza la droga e può esistere ed essere altrettanto pericolosa senza la droga.

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