Come ottenere risultati contro il flagello droga? E’ una risposta difficile
ma è doveroso tentare.
La legalizzazione, è una forma di resa di fronte ad un problema che non
si riesce a dominare.
Questa ipotesi non sembra reggere ad un esame più approfondito del
problema, perché la criminalità riconvertirebbe il narco-traffico in una nuova
attività criminale.
Secondo Paolo Borsellino[1],
non è vero che la legalizzazione della droga eliminerebbe il mercato
clandestino perché l'esistenza di un mercato legale della droga comporta delle
regole: “mercato legale significa che la
droga non può essere venduta da chiunque, non può essere venduta in qualunque
momento, non può essere venduta in qualunque posto e a chiunque”.
Nessuna legalizzazione può dare luogo
ad un mercato senza regole. Si dovrebbe, dunque, fissare legislativamente l'età
minima (e in base a quali criteri ?), con ciò stesso si creerebbe una fascia
costituita da tutti coloro che sono al di sotto di essa, che diventerebbero clandestini. Il mercato legale della droga, secondo Borsellino,
spingerebbe gli spacciatori clandestini ad indirizzare la loro azione nel
diffondere la droga ai minorenni esclusi dal mercato legale, nel diffondere
dosi superiori a quelle stabilite per legge, nel diffondere la droghe pesanti
se venissero legalizzate quelle leggere.
La depenalizzazione del consumo, in altre parole trattare la questione come un problema medico, piuttosto
che un problema penale, eviterebbe
di affrontare la reale questione della tossicomania.
La riduzione del danno, è a vantaggio
delle persone che usano droga, delle loro famiglie e di tutta la comunità. Ogni intervento in grado di tutelare una persona,
eliminare il rischio che contragga malattie, deve essere valutato per i
risultati che consegue, sapendo che la salute della singola persona, è garanzia
per la salute dell’intera collettività. Ma anche in questo caso non si argina
la domanda.
Criminalizzare il consumo è un’operazione pericolosa, in quanto contraddice
le esperienze internazionali sulla proibizione come fattore di allontanamento
dalla consapevole modifica dei comportamenti, di produzione di emarginazione
sociale, di spinta alla microcriminalità, di attrazione dei consumatori di
droga nel circuito carcerario.
La reale azione vincente è quella di combattere con convinzione le cause
della domanda e dell’offerta, con azioni che siano complementari tra loro.
Pertanto, la politica nei confronti della
droga deve necessariamente prevedere un bilanciamento tra le azioni di
prevenzione, cura e riabilitazione e le azioni di repressione e contrasto, con
un sistema generale basato soprattutto sui diritti delle persone, ad essere
difese dall'offerta di sostanze stupefacenti, ad essere curate precocemente se
tossicodipendenti, ma con un orientamento alla piena riabilitazione ed al
reinserimento sociale, tenendo però a mente quanto Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato: “esiste, certo, una netta differenza tra il ricorso alla droga ed il
ricorso all'alcool: mentre infatti un uso moderato di questo come bevanda non
urta contro divieti morali, ed è da condannare soltanto l'abuso, il drogarsi,
al contrario, è sempre illecito, perché comporta una rinuncia ingiustificata ed
irrazionale a pensare, volere e agire come persone libere. Non si può parlare
della - libertà di drogarsi - né - del diritto alla droga -, perché l'essere
umano non ha il diritto di danneggiare se stesso”.
[1] Paolo Borsellino, il
procuratore di
Palermo assassinato dalla Mafia, affermava che la
legalizzazione del mercato degli stupefacenti, non elimina la mafia che è nata
ed è esistita senza la droga e può esistere ed essere altrettanto pericolosa
senza la droga.
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