domenica 10 novembre 2013

Un'Italia migliore

In Italia spesso ci imbattiamo in momenti in cui  giornalisti, scrittori, comici, fotografi, manager e imprenditori  non si limitano ad esercitare il diritto di cronaca, a scrivere romanzi, a far ridere, a immortalare la storia, a dirigere gli affari e a gestire le imprese,  ma decidono di prendere le redini dell’opinione pubblica per accreditare principi ed idee spesso di comodo, in nome di una “facile” lotta contro i poteri costituiti, tentando di delegittimarli in nome della legalità, della giustizia e di generiche idee di lotta contro i privilegi di una casta. In nome di questi grandi valori si agitano le masse portando avanti movimenti e critiche distruttive e mai costruttive, portando disorientamento in nome di una loro ipotetica attitudine a governare o a dirigere dei movimenti che rimangono sempre tali sulla carta, poiché non si ha mai la capacità e la forza di governare, ma solo di influire su scelte vantaggiose, solo per la classe a cui si appartiene.
La forza di un Governo è di scansare con decisione influenze di comodo per evitare inutili salti nel buio.
La forza di un Governo è che finalmente il suo popolo si possa identificare nelle Istituzioni e nelle leggi.
Il problema è che siamo tutti capaci e illuminati a criticare e a divenire in un secondo economisti, giuslavoristi, allenatori ed opinion leader.

Siamo abili a distruggere ma mai a costruire una casa su solide fondamenta, al massimo una casa con fondamenta di sabbia e argilla. Allora diventa più semplice distruggere senza sporcarsi le mani con il potere, che tentare di costruire quella casa con fondamenta posate sulla roccia. Quello che mi auguro e che auguro alle prossime generazioni, è di vedere un’Italia migliore e più virtuosa che emerga sull’Italia peggiore fatta di evasori, furbi e profittatori che magari sono gli stessi che agitano l’opinione pubblica.

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