Sono convinto
che la sopravvivenza della democrazia
in Italia, sia legata alla capacità dei partiti politici di smobilitare la loro
occupazione delle Istituzioni e delle aziende a partecipazione pubblica.
Si sente
parlare ogni giorno sia a destra che a sinistra, di formazioni (non coalizioni)
messe in piedi per dare un Governo al nostro paese: purtroppo questi "aggregati", già in origine
lasciano intravedere tentazioni trasformistiche e pendolari.
Non c'è accordo su nulla; non sulla scuola, non sulla previdenza, non sulla sanità, non sul lavoro, non sulla giustizia, neanche sui temi chiave della riforma delle Istituzioni.
Non c'è accordo su nulla; non sulla scuola, non sulla previdenza, non sulla sanità, non sul lavoro, non sulla giustizia, neanche sui temi chiave della riforma delle Istituzioni.
C'è
disgregazione, spettacoli di lacerazione, d’impotenza e di degradazione
istituzionale. Questi politicanti che emergono ogni giorno, sono qualcosa di
difficilmente definibile, sembrano "mostri",
dai quali il nostro Paese non può aspettarsi altro che grandi sciagure.
Sintetizzano il vuoto di pensiero come pretesa di una società dinamica: minimo
comun denominatore è l'assenza di strategia, il compromesso quotidiano e
occasionale.
Come possiamo
immaginare un politico che sia veramente grande, il quale sia privo di un
ideale?
Lo sfascio
della politica e di conseguenza della democrazia, è figlio della condotta che
pretendeva di piegare il sistema istituzionale ai propri calcoli.
Tocqueville
diceva: "le loro ambizioni e le loro passioni sono talmente concentrate
nel mantenimento del potere che solo al pensiero di lasciarlo sono presi da una
sorta di orrore che impone loro di sacrificare l'avvenire al presente e il loro
onore al ruolo".
Dobbiamo far
si che nella nostra democrazia si ricostruiscano rapporti di lealtà, se non ci si
dovesse riuscire, il nostro Paese sarebbe aperto alle avventure di un qualunque
"caudillo".
Prima della
crisi l'Italia si stava già avviando verso il declino: questo a causa dei costi
e (in certi casi) dell'inefficienza della Pubblica Amministrazione; a causa dei
costi dell'intero sistema politico a partire dal vertice giù fino all'ultimo
comune di 20 abitanti avvezzo a sperperare; a causa del costo della nostra
affiliazione all’Unione Europea; infine a causa del cambio Lira/Euro che
ha penalizzato le nostre esportazioni.
A tutto
questo si aggiunge la mancanza di valori, l'assenza di correttezza istituzionale,
la vecchia e (purtroppo) attuale tendenza ad avere in qualsiasi partito un "ufficio cariche" che, mette
al vertice di aziende di Stato, enti pubblici e aziende a partecipazione
pubblica (sopratutto a livello regionale e comunale), personaggi non per merito,
ma solo perché meritevoli di avere tessere di partito.
Il vero
scandalo è stato nell'enunciazione di regole spartitorie come figlie di un
sistema che non poteva mai essere modificato.
Nessun leader
che ha governato negli ultimi 60 anni ha avuto il controllo (o meglio ne ha
avuto fin troppo, ma in senso deplorevole).
Si è per
lungo tempo agito e governato condizionati da pressioni del sistema di potere,
fatto di clientele e consorterie e nessun partito (e nessuna coalizione) è
stato estraneo a questo patrimonio "morale" e "culturale"
tipico italiano.
Abbiamo visto
in passato Ministri della Repubblica e Presidenti del Consiglio dei Ministri,
incapaci, inidonei alle cariche che ricoprivano; questa inidoneità è stata
considerata irrilevante e non ha impedito il prolungarsi della loro presenza al
Governo, pur nella drammatica evidenza degli insuccessi.
Per lungo
tempo la politica fiscale ed economica dei Governi è stata caratterizzata da
una continua rincorsa elettorale del facile consenso e non dall'idea di
interesse generale per il Paese. Il nostro Stato è stato per anni come una
vettura guidata da un conducente spericolato, lungo una strada piena di dossi e
tremendamente accidentata.
Un politico
degli anni 70 e 80, nel giugno del 1984, definì il nostro Paese una
nuova e strana entità mista: "un terzo Finlandia, cioè neutalità
pulita, un terzo Vaticano cioè visione ecumenica delle grandi questioni
nazionali e internazionali e un terzo Tangeri cioè mercato e affarismo
spericolato".
Miglior definizione
e miglior sintesi, non si poteva trovare per definire il vero male della nostra
amata Italia.
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