Il concetto di
flessibilità è utilizzato sempre più spesso come sinonimo di precarietà,
soprattutto quando sono rilevati fattori d’instabilità, come la mancanza di
continuità nella partecipazione al mercato del lavoro o la mancanza di un
reddito sicuro col quale pianificare la propria vita presente e programmare il
futuro.
In realtà a mio parere si tratta di due dimensioni completamente
diverse. La flessibilità si riferisce a un modo di organizzare il
lavoro, la precarietà invece si riferisce all’insicurezza della vita legata e
condizionata dalle condizioni di lavoro.
Chi si rivolge alle agenzie per il lavoro, sa di non andare
incontro ad un lavoro precario: c'è certezza retributiva, c'è la formazione per migliorare le competenze e, migliorando queste,
cresce il tasso di occupabilità o la spendibilità del soggetto sul mercato del
lavoro.
L'agenzia del lavoro è datore di lavoro come l'azienda utilizzatrice. E' come se il lavoratore avesse due datori di lavoro: l'azienda utilizzatrice lo fa lavorare (nel senso stretto del termine), mentre l'agenzia del lavoro si occupa del lavoratore sul
mercato del lavoro, non lasciando il lavoratore mai abbandonato a se stesso. A questo si associa la
presenza di un welfare bilaterale che lo rende più tranquillo: se ha bisogno di un
prestito lo può ottenere, perchè c'è un sistema bilaterale che garantisce
quanto ottenuto da una banca o comunque da istituti bancari convenzionati. E
così tutta una serie di promozioni per la maternità, per i primi anni di scuola
dei bambini, che aiutano il lavoratore ad avere una maggiore tranquillità.
Ecco perchè il lavoro temporaneo tramite agenzia, non va classificato come
precario ma come lavoro flessibile e sicuro.
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