lunedì 4 novembre 2013

Roma svanita di el condor pasa!

Metti una mattina nel centro di Roma. Sole, turisti, i nostri monumenti. Una passeggiata nella nostra città. Via Nazionale. E' squallida per come è tenuta ed il livello degli esercizi commerciali. Fortunatamente dopo pochi passi si arriva al Palazzo delle Esposizioni ed a Palazzo Koch. Gli occhi sorridono, mi sento nuovamente rapito. Un autobus malconcio in cui siamo tutti accalcati e la paura di essere borseggiati ci riproietta nel lato oscuro della città eterna, del nostro paese, ma il tragitto è veloce e scendendo a Piazza Venezia è possibile vedere molti edifici che parlano di storia e cultura oltre che di un passato scomodo di cui talvolta abbiamo timore. Ma via verso Largo Argentina sempre sulla scatola arancione per sardine passegere. Scendiamo. Ci dirigiamo verso Campo de Fiori. E' molto tempo che non veniamo. La delusione è forte. Del vecchio mercato che ci ricordiamo è rimasto nulla. Un pezzo di storia romana è svanito con l'insediamento di banchi dove vengono esposti prodotti che non sono da mercato bensì comunissimo frutto della catena industriale che è possibile trovare nei supermarket moderni. E tanti tavolini che Giordano Bruno immobile al centro della piazza sembra detestare più del papa che lo condannò. Passiamo oltre andando verso Via dei Cappellari. Il cuore va in frantumi. I maestri che animavano la strada tra mobili antichi da ripristinare, quadri, statue ed oggetti di ogni tipo emersi da cantine e case storiche, le vecchie botteghe dove respiravi antichi mestieri, storie ed aneddoti che si potevano tramandare di generazione in generazione, tutto svanito. Molti portoni in legno sono chiusi. Altri sono aperti ma mostrano locali lounge, parrucchieri o appartamenti da affittare a turisti a prezzi esorbitanti. Nessuno è rimasto a fare l’antiquari in questa via di Roma popolare, appartenuta al popolo, dove la democrazia come parola era sconosciuta ma praticata per il semplice fatto che si era davvero tutti uguali. Tutti abitanti di un cuore di Roma che alimentava la vita di una città viva. Oggi solo consumismo. Turismo usa e getta. Franco e suo cognato sono gli ultimi rimasti. Ci raccontano che molti sono stati chiamati in cielo e nessuno ha voluto seguire la strada del defunto. Altri se ne sono andati in cerca di fortune al di fuori delle mura. Mesti torniamo sui nostri passi mentre ricordo ad alta voce di quando da bambino andavo a trovare mio cugino che abitava vicino la parrocchia di San Damaso e facevo il giro dei vecchi negozianti per sentire nuove storie e carpire i loro segreti del restauro di mobili, libri, di come si aggiustavano biciclette, si faceva la pizza bianca buona per metterci dentro la porchetta d’Ariccia. Mesto smetto pensando che i ragazzi oggi non vorrebbero ascoltarmi, preferirebbero starsene su social network a parlare di come sfondare in tv o delle vite delle star idolatrate.Roma svanita si porta via anche un piccolo pezzo di speranza che la mia città  ed il mio paese tornino ad essere un pò come prima ma moderni come lo sono altri paesi, al passo coi tempi cercando di preservare le proprie radici culturali.

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