Assistendo alle
campagne elettorali di questi ultimi anni in Italia, mi viene in mente un testo
che ho letto al liceo.
Durante la
campagna elettorale per il consolato nel 63 avanti Cristo, Quinto Tullio
Cicerone scrisse un manualetto, il “Commentatorium
Petitionis”, indirizzato in forma epistolare al fratello (Marco
Tullio), su cosa bisogna fare e dire per conquistare la fiducia
dell'elettorato.
Il manuale
elettorale si concentra su come promettere, su come creare
speranze e simpatia nell'elettore, utilizzando qualsiasi strumento.
Per
raggiungere quest’obiettivo tutto è lecito, a partire dalla simulazione, per
cui il candidato non dovrà limitarsi a pronunciare solo le parole gradite ai
suoi interlocutori, ma dovrà anche accompagnare alle parole, atteggiamenti
che più saranno in grado di costruire consenso attorno alla propria persona: “bisogna
crearsi amici di ogni tipo: per l’apparenza, uomini illustri per
cariche e per nome, per avere l’appoggio della legge, magistrati,
per ottenere il voto delle centurie, uomini che godono di un favore
considerevole. Cerca, con tutti i mezzi possibili, che questi uomini ti siano
affezionati con tutto il loro animo e con la massima sincerità.
Il candidato dovrà lusingare l'elettorato, promettere vantaggi ai
potenziali elettori, mostrarsi potente e ammirato, fare promesse precise ma non
dispendiose, farsi amici uomini potenti, visitare ogni singolo municipio
adattandosi all'elettorato locale, senza mai prendere una decisa posizione
politica.
Il manuale si
dedica anche ad elencare gli strumenti di denigrazione da usare nei confronti
degli avversari politici. Antonio e Catilina devono essere attaccati nel modo
più violento possibile, focalizzandosi sui loro debiti, le amicizie
dubbie, lo sperpero del denaro, il lusso, la lussuria e tutti i vizi di cui si
può macchiare un essere umano. Nei loro confronti vengono ipotizzati
delitti e nefandezze che, certamente, possono colpire l’immagine degli
elettori.
Il quadro politico
tracciato dal manuale, è ancora più attuale vedendo l’importanza che viene data
alle “ricompense”: “Gli uomini sono indotti, anche da benefici di
pochissimo valore, a ritenere che ci sia motivo sufficiente per sostenere un
candidato”.
Cosa c'è di
diverso dalle nostre campagne elettorali?
Si può quindi
serenamente affermare che negli ultimi duemila anni, nulla è cambiato sulla
modalità di fare campagna elettorale.
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