Il Nobel per la pace del 2013, è stato
assegnato all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche che è
l’ente intergovernativo (non facente parte della struttura delle Nazioni Unite)
che ha il compito di far applicare la Convenzione di Parigi del 1993 sul bando
delle armi chimiche.
Sconosciuta a molti, l’OPCW è finita sotto i riflettori solo
di recente, dal 28 settembre dopo che una risoluzione del
Consiglio di sicurezza dell’Onu, la incaricò di controllare lo smantellamento dell’arsenale
chimico del regime di Bashar al Assad.
La scelta è importante sopratutto perché mira a
premiare l’attuale impegno dell’Organizzazione per smantellare l’arsenale
siriano.
E' un premio strategico
e attuale perché vuole porre agli occhi del mondo, una missione
fondamentale per gli equilibri mediorientali.
Nella motivazione, si sottolinea come “i recenti eventi in Siria, dove le
armi chimiche sono state ancora una volta impiegate, abbiano evidenziato la
necessità di intensificare” ulteriormente tali sforzi, considerando che sono
ancora sei i Paesi che devono mettere al bando le armi chimiche (Angola,
Birmania, Corea del nord, Egitto, Israele e Sud Sudan).
C'è quindi da sperare che l'incentivo e la fiducia
posta nei confronti di questa Organizzazione, guidata dal diplomatico turco Ahmet
Uzumcu, sia di ottimo auspicio per l'esito di questa importante impresa.
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