In
uno scambio su Twitter con un noto esperto antidroga Neozelandese, si poneva l’accento
sull’esperienza del Portogallo.
Ringrazio
Andrea come al solito dello spazio per fare il punto su questa esperienza.
A
luglio del 2013, sono passati 12 anni dall'approvazione della legge che ha
depenalizzato il consumo e il possesso di droghe illegali.
L’esperimento
portoghese è stato uno dei più importanti esperimenti legislativi al mondo in
materia, che ha reso il Portogallo il paese più liberale in Europa sul
fronte delle droghe.
Ha prodotto
risultati molto incoraggianti: l’uso delle droghe è diminuito, l’epidemia di
AIDS tra i consumatori è stata rallentata e il maggior mezzo di diffusione è
divenuto il sesso non protetto, c’è stata una diminuzione della delinquenza
legata al traffico di droga e sono aumentati i sequestri di sostanze.
La
legge parte dal presupposto che “i consumatori di droghe non sono criminali ma
malati”, e che la materia doveva di essere competenza del ministero della
Salute.Corollario
di questa scelta è che i consumatori di droga non sono dei criminali e non
devono essere trattati come criminali.
Fu così approvata
la legge 30/2000, che ha depenalizzato l’uso di tutte le droghe illecite e
ha fissato, attraverso una tabella, il loro possesso.
Le sostanze elencate
nella tabella restano illegali, ma le persone trovate in possesso non sono più
arrestate ma costrette a comparire davanti a speciali commissioni anti-droga
invece che in tribunale.
Le
commissioni sono costituite in genere da psicologi, giudici e operatori
sociali, che decidono che tipo di procedura seguire caso per caso.
Il
Portogallo tratta quindi la questione come un problema medico, piuttosto che un
problema penale: lo Stato portoghese ha deciso, infatti, di puntare
sulla cura dei tossicodipendenti piuttosto che sulla loro criminalizzazione.
Trattare la droga come una “questione sanitaria” vuol dire
utilizzare un nuovo approccio per ridurre il consumo che sostituisca la
strategia di criminalizzazione delle droghe e l'arresto dei consumatori.
Da
sola non risolve però il reale problema
della tossicomania. Anzi non lo affronta.
L’offerta di droga esiste perché c’è una domanda e la domanda c’è, non
perché il prodotto è proibito, ma perché corrisponde ad un bisogno la cui
origine è psicologica e sociologica.
La domanda di droga se non affrontata in maniera
adeguata continuerà a crescere e quindi da sola la depenalizzazione non serve.
Servono azioni complementari per ridurre domanda, danni e trattare il tossicodipendente come un essere umano malato da recuperare e reinserire in società. Minimo comun denominatore è il contrasto al traffico e al riciclaggio di denaro.
@scaccoalladroga
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