sabato 24 agosto 2013

La piattaforma di rinnovo del Ccnl dei lavoratori in somministrazione del 2008 #laflessibilitasicura

Come si arrivò al rinnovo del Ccnl del 2008?
All’interno di un dibattito che, a 10 anni dall’entrata in vigore del lavoro temporaneo, si faceva sempre più aspro, un aspetto cruciale e ancora controverso, riguardava quindi, la funzione collocativa del lavoro interinale. In altre parole, si trattava di capire se il lavoro temporaneo rappresentasse un canale d’ingresso nel mercato del lavoro a tempo indeterminato, o se, viceversa, i lavoratori erano usati dalle imprese solo per motivi di flessibilità organizzativa e produttiva, restando intrappolati in una situazione di precariato permanente. Queste preoccupazioni hanno dato origine a una serie di analisi empiriche volte a valutare sia le differenze tra lavoratori permanenti e temporanei, sia le probabilità della transizione dal lavoro temporaneo a quello permanente.
Durante il periodo che va dalla Legge n.196 del 1997 al 2008, passando per il 2003, le organizzazioni sindacali hanno evidenziato, quindi, problemi ed esigenze cui, si è voluto dare risposta quindi con il rinnovo contrattuale del 24 luglio 2008.
La “security” introdotta dall'accordo rende meno “precari” i lavoratori a tempo, prevedendo una possibilità di stabilizzazione alle dipendenze delle agenzie. L’obiettivo delle organizzazioni sindacali era quello di portare un ampliamento dei diritti, nel determinare un uso delle missioni di lavoro teso a valorizzare la professionalità, come tratto caratterizzante della somministrazione. Questo richiedeva il rafforzamento della formazione, in particolare nelle fasi d’inattività da utilizzare per l’aggiornamento e il completamento delle competenze dei lavoratori (“lifelong learning”).
In tema di diritti, assumeva rilevanza centrale l’attivazione della previdenza integrativa per il settore, insieme al rafforzamento di tutele e diritti della maternità ed al miglioramento delle prestazioni connesse alla bilateralità, a partire dall’introduzione di forme di sostegno al reddito.
Nel contempo, si richiedevano misure atte a rendere effettivo il diritto alla parità salariale e alle condizioni generali di occupazione e, più efficace il sistema di prevenzione e sicurezza, attraverso una maggiore responsabilizzazione delle agenzie per il lavoro.
Altro elemento importante è stato quello degli incentivi al maggior uso del tempo indeterminato, basati in particolare sullo sviluppo delle professionalità attraverso l’accesso alla formazione anche con congedi retribuiti.
Infine, si riteneva maturo il tempo per il rafforzamento e l’estensione del sistema della rappresentanza dei lavoratori, anche nelle fasi di mancanza di missione, con l’obiettivo di ampliare in particolare gli spazi delle relazioni sindacali a livello aziendale e territoriale.
Il CCNL, cosi com’è stato approvato dall’accordo tra le organizzazioni sindacali, portava a un’innovazione articolata, segnata da un binomio: il rafforzamento della tutela del lavoro, dentro e fuori i luoghi di lavoro e il rafforzamento della qualità dell’impresa. 
Questo nella comune valutazione, non a caso posta al centro della premessa ad apertura del CCNL, che “la flessibilità, quale strumento necessario per rispondere alle specifiche esigenze dell’impresa in un contesto di mercato globale, occorre sia sorretta da regole, contrattazione e tutele adeguate”: “senza tali elementi la flessibilità, infatti, da strumento di sostegno allo sviluppo e ai processi di qualità che esso richiede, si trasforma in competizione basata sul costo, sganciata dai processi di valorizzazione del lavoro e della qualità dell’impresa e fonte di mera precarietà”. Queste intese sono un utile esempio di come la contrattazione collettiva, può contribuire ad ottenere maggiori diritti per i lavoratori in somministrazione, arginando gli effetti negativi della precarietà.
Il Contratto Collettivo, diventa quindi una risposta efficace per far sì che, nell’economia della competitività, anche il lavoratore sia forte e competitivo, non perché flessibile o poco costoso, ma perché professionalizzato, perché in grado di servirsi di un collocamento efficiente, perché può essere sostenuto da indennità adeguate nei periodi di non lavoro e dalla formazione.
Con questo CCNL, si è portato avanti così un grande salto di qualità, per passare da un mondo in cui il lavoratore veniva tutelato esclusivamente “sul posto di lavoro”, a un mondo in cui il lavoratore viene “tutelato anche nel mercato del lavoro”.


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