Come si arrivò al
rinnovo del Ccnl del 2008?
All’interno di un
dibattito che, a 10 anni dall’entrata in vigore del lavoro temporaneo, si
faceva sempre più aspro, un aspetto cruciale e ancora controverso, riguardava
quindi, la funzione collocativa del lavoro interinale. In altre parole, si
trattava di capire se il lavoro temporaneo rappresentasse un canale d’ingresso
nel mercato del lavoro a tempo indeterminato, o se, viceversa, i lavoratori
erano usati dalle imprese solo per motivi di flessibilità organizzativa e
produttiva, restando intrappolati in una situazione di precariato permanente.
Queste preoccupazioni hanno dato origine a una serie di analisi empiriche volte
a valutare sia le differenze tra lavoratori permanenti e temporanei, sia le
probabilità della transizione dal lavoro temporaneo a quello permanente.
Durante il periodo che
va dalla Legge n.196 del 1997 al 2008, passando per il 2003, le organizzazioni
sindacali hanno evidenziato, quindi, problemi ed esigenze cui, si è voluto dare
risposta quindi con il rinnovo contrattuale del 24
luglio 2008 .
La “security”
introdotta dall'accordo rende meno “precari” i lavoratori a tempo, prevedendo
una possibilità di stabilizzazione alle dipendenze delle agenzie. L’obiettivo
delle organizzazioni sindacali era quello di portare un ampliamento dei
diritti, nel determinare un uso delle missioni di lavoro teso a valorizzare la
professionalità, come tratto caratterizzante della somministrazione. Questo
richiedeva il rafforzamento della formazione, in particolare nelle fasi
d’inattività da utilizzare per l’aggiornamento e il completamento delle
competenze dei lavoratori (“lifelong
learning”).
In tema di diritti,
assumeva rilevanza centrale l’attivazione della previdenza integrativa per il
settore, insieme al rafforzamento di tutele e diritti della maternità ed al
miglioramento delle prestazioni connesse alla bilateralità, a partire
dall’introduzione di forme di sostegno al reddito.
Nel contempo, si
richiedevano misure atte a rendere effettivo il diritto alla parità salariale e
alle condizioni generali di occupazione e, più efficace il sistema di
prevenzione e sicurezza, attraverso una maggiore responsabilizzazione delle
agenzie per il lavoro.
Altro elemento
importante è stato quello degli incentivi al maggior uso del tempo
indeterminato, basati in particolare sullo sviluppo delle professionalità
attraverso l’accesso alla formazione anche con congedi retribuiti.
Infine, si riteneva
maturo il tempo per il rafforzamento e l’estensione del sistema della
rappresentanza dei lavoratori, anche nelle fasi di mancanza di missione, con
l’obiettivo di ampliare in particolare gli spazi delle relazioni sindacali a
livello aziendale e territoriale.
Il CCNL, cosi com’è
stato approvato dall’accordo tra le organizzazioni sindacali, portava a
un’innovazione articolata, segnata da un binomio: il rafforzamento della tutela
del lavoro, dentro e fuori i luoghi di lavoro e il rafforzamento della qualità
dell’impresa.
Questo nella comune
valutazione, non a caso posta al centro della premessa ad apertura del CCNL,
che “la flessibilità, quale strumento necessario per rispondere alle
specifiche esigenze dell’impresa in un contesto di mercato globale, occorre sia
sorretta da regole, contrattazione e tutele adeguate”: “senza tali elementi la flessibilità, infatti, da strumento di sostegno
allo sviluppo e ai processi di qualità che esso richiede, si trasforma in
competizione basata sul costo, sganciata dai processi di valorizzazione del
lavoro e della qualità dell’impresa e fonte di mera precarietà”. Queste
intese sono un utile esempio di come la contrattazione collettiva, può
contribuire ad ottenere maggiori diritti per i lavoratori in somministrazione,
arginando gli effetti negativi della precarietà.
Il Contratto
Collettivo, diventa quindi una risposta efficace per far sì che, nell’economia della
competitività, anche il lavoratore sia forte e competitivo, non perché
flessibile o poco costoso, ma perché professionalizzato, perché in grado di
servirsi di un collocamento efficiente, perché può essere sostenuto da
indennità adeguate nei periodi di non lavoro e dalla formazione.
Con questo CCNL, si è portato
avanti così un grande salto di qualità, per passare da un mondo in cui il
lavoratore veniva tutelato esclusivamente “sul
posto di lavoro”, a un mondo in cui il lavoratore viene “tutelato anche nel mercato del
lavoro”.
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