Vi ricordate la "proposta shock" pre elettorale di Silvio Berlusconi? Si parlava di abrogazione dell'Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole e la restituzione degli importi versati dai contribuenti italiani nel 2012 per l'Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole.
Per Berlusconi e il suo staff, la soluzione per la copertura finanziaria dell'operazione, era in un accordo con la Svizzera, per la tassazione delle attività finanziarie detenute in quel Paese con un gettito previsto di 25-30 miliardi una tantum più 5 miliardi all'anno di flusso a regime.
Forse è arrivato il momento di rifletterci seriamente. Il fisco italiano recupererebbe una somma pari a 100 miliardi di euro all'anno.
Forse è arrivato il momento di rifletterci seriamente. Il fisco italiano recupererebbe una somma pari a 100 miliardi di euro all'anno.
Lo schema si basa sul principio del mantenimento del segreto bancario in favore degli evasori, in cambio di una ritenuta fiscale sui depositi in Svizzera da questi effettuati illecitamente.
Nello specifico, gli italiani che hanno espatriato i capitali in Svizzera potranno percorrere due strade alternative: potranno mantenere i soldi dove sono, rinunciando però al segreto bancario e consentendo alle autorità svizzere di fornire informazioni all'Italia con il rischio concreto di finire prima o poi sotto la lente del fisco italiano. In alternativa, chi ha esportato i soldi in Svizzera potrà mantenere il segreto bancario, ma dovrà assicurare in cambio il pagamento di un una tassa patrimoniale sulla ricchezza posseduta (che viene incassata dalla Svizzera e girata ai governi degli altri paesi).Calcolando che sarebbero almeno 150/200 miliardi i capitali italiani nel Paese elvetico, applicando a questi un'aliquota ad esempio del 25% (la Germania ne ha imposta una tra il 21 e il 41%, la Gran Bretagna tra il 19 e il 34% e l'Austria del 25%), si otterrebbe introiti immediati per 37,5 miliardi.
Il primo Stato europeo a fare un accordo nel 2011 e'stato la Germania per porre fine all'evasione tributaria - iniziata negli anni '60 – di contribuenti tedeschi, con residenza nella RFT, che depositavano il loro "Schwarzgeld" in Svizzera, eludendo in tal modo il fisco tedesco. Ad indurre il Governo elvetico alla conclusione dell'accordo, è stata, molto probabilmente, la minaccia, da parte tedesca, di interdire alle banche svizzere di operare in Germania, revocando alle stesse le autorizzazioni già concesse e negando il rilascio di autorizzazioni nuove (analoga minaccia aveva indotto la Svizzera a " collaborare" con gli Stati Uniti d'America dopo anni di rifiuti fieramente opposti agli investigatori statunitensi in nome dell'impenetrabile "Schweizer Bankgeheimnis").
L' accordo tra la Svizzera e la Germania è stato seguito, a brevissima distanza (nell'agosto 2011), da un analogo accordo tra la Svizzera e la Gran Bretagna (il tax treaty between Svizzerland and the U.K.) e poi da quello con l'Austria.
Tutto ora dipende da quanto l'Italia possa essere convincente con il Governo svizzero. Il Governo Monti era molto vicino a novembre a chiudere l'accordo ma poi nulla di fatto con la sua caduta.
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