venerdì 19 luglio 2013

Paolo Borsellino e la sua "famiglia"

Il 19 luglio del 1992, il giudice Paolo Borsellino e i suoi angeli custodi, furono barbaramente fatti saltare in aria in Via D'Amelio a Palermo. 
Con queste seconda atrocità nel giro di due mesi , il paese sembrava essere schiacciato da un destino ineluttabile, il potere della mafia. 
Da quell'anno orribile, tanta strada è stata fatta ma oggi l' Italia non può e non deve dimenticare. 
L' Italia da qualche anno ha capito i suoi errori: non combatte più la mafia con generali senza esercito ( Falcone e Borsellino) e con eroi solitari, ma con una risposta diffusa, costante e crescente. 
Chi lotta ogni giorno contro le mafie non deve sentirsi solo, acquisisce forza e energia raggiungendo l' invincibilita', se un numero crescente di persone gli è vicino in questa guerra. 
Fabrizio Moro in una canzone del 2007 cantava: "Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine, appunti di una vita dal valore inestimabile Insostituibili perché hanno denunciato il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato. Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra di faide e di famiglie.....Ci sono stati uomini che passo dopo passo hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno con dedizione contro un'istituzione organizzata cosa nostra...Ci sono stati uomini che sono morti giovani, ma consapevoli che le loro idee, sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole, Intatte e reali come piccoli miracoli Idee di uguaglianza idee di educazione, contro ogni uomo che eserciti oppressione, contro ogni suo simile contro chi è più debole, contro chi sotterra la coscienza nel cemento". 
Oggi più che mai l' Italia deve ribadire la sua indignazione e solidarietà a chi ha sacrificato la propria vita contro "il più corrotto dei sistemi".

1 commento:

  1. Mi unisco al ricordo e nel mio piccolo esprimo la massima indignazione verso tutti coloro che hanno rimosso o archiviato la morte dei giudici eroi. Non meritano la democrazia.

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