Nel 2010 il mercato del lavoro
somministrato[1] ha rappresentato negli Stati Uniti l’1,8% dell’occupazione totale, in
Giappone l’1,5%, in Europa l’1,6%, mentre in Italia l’1,1%.
Nel 2011 l’incidenza
del lavoro somministrato sull’occupazione dipendente, calcolata sul numero di
lavoratori equivalenti a tempo pieno[2],
si attesta su una percentuale dell’1,16%.
Rispetto al totale
dell’occupazione a carattere temporaneo, che comprende tutte le forme di lavoro
subordinato a termine (oltre all’interinale, il tempo determinato, i lavoratori
stagionali, e l’apprendistato), la somministrazione di lavoro ha rappresentato
nel 2011 il 12%, contro l’11,8% del 2010[3].
Secondo la già
citata Direttiva 104 del 2008, “il lavoro tramite agenzia interinale
risponde non solo alle esigenze di flessibilità delle imprese ma anche alla
necessità di conciliare la vita privata e la vita professionale dei lavoratori
dipendenti. Contribuisce pertanto alla creazione di posti di lavoro e alla
partecipazione al mercato del lavoro e all’inserimento in tale mercato”.
Il legislatore comunitario formula (a differenza che per il contratto a
tempo determinato) una prognosi positiva per il lavoro interinale, in termini
di valore sociale, per la capacità che le parti sociali ritengono abbia, al
fine di aprire l’accesso al mondo del lavoro e consentire l’inserimento
graduale di lavoratori svantaggiati, anche in tempi di recessione economica.
Le motivazioni
principali di ricorso a tale strumento sono da annoverarsi:
·
nelle fluttuazioni della attività
lavorativa, ad esempio sostituzioni di personale assente per varie motivazioni,
stagionalità della produzione, picchi di lavoro inaspettati, ciclo economico;
·
per attività continuative ad esempio
per il reclutamento e la selezione di personale e/o per la variabilità del
costo;
·
per la necessità di personale
specializzato difficilmente reperibile sul mercato.
Statisticamente[4],
i settori maggiormente interessati in ordine di sbocco occupazionale, sono: i
servizi, il metalmeccanico e l’industria, il commercio e l’alberghiero, il socio
sanitario (con differenze tra il nord e il sud della Penisola).
[1] Le stime
prima della crisi del 2008, prevedevano
per l’Europa il 3,7%, mentre per l’Italia l’ 1,9%. Nel 2010 la Gran Bretagna
registra un 3% di penetrazione, ed è lo Stato con il maggior tasso di
penetrazione. Lo Stato con il minimo tasso di penetrazione è la Russia con lo
0,1%. Sul tasso di penetrazione la fonte è l’Economic Report del Ciett (International Confederation of Private Employment Agencies)
del 2012.
[2] Full time
equivalent.
[3] Osservatorio
Nazionale Ebitemp: Il lavoro interinale nel 2011.
[4]Fonte: Dati
Ebitemp 2011.
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