martedì 2 luglio 2013

La Riforma della Pac a una svolta politica di Andrea Martire


La Pac (politica agricola comune) attuale scadrà alla fine dell'anno e ancora i ventotto stati membri (ieri si è aggiunta la Croazia) non hanno trovato un accordo. Che è prima politico e poi economico.

La scorsa settimana si è faticosamente raggiunta l'intesa sul bilancio europeo generale per il settennio 2014-2020; alla fine, nonostante Cameron chiedesse di contribuire con minori risorse, la mediazione di Letta ha prodotto un sostanziale riequilibrio delle politiche a saldo zero, quindi il bilancio è rimasto invariato. Anche se poi il tutto ha prodotto politiche per lo sviluppo dell’occupazione giovanile, esigenza tipicamente british.

Animi più rilassati ed aspettative a più alti livelli di convergenza hanno prodotto dichiarazioni ottimistiche sul futuro della Pac. Anche in questo l'Italia ha saputo disimpegnarsi bene, riuscendo in Parlamento a modificare l'assetto che era stato stabilito dal Consiglio, tradizionalmente ben disposto nei confronti delle potenze del Nord Europa a scapito dell'agricoltura mediterranea. Benedetto Trattato di Lisbona che ha introdotto un percorso co-decisionale per il Parlamento!

L'impianto che stava per essere licenziato da Commissione e Consiglio avrebbe agevolato (poiché basato su meri criteri quantitativi) le colture intensive ed i pascoli continentali ed anglo-sassoni, ed avrebbe lasciato ai piccoli produttori gran parte degli oneri per lo sviluppo rurale e la conservazione della biodiversità.

Con la mediazione del Parlamento le azioni in favore dell'ambiente sono a carico di tutti e vengono conservati gli aiuti ad ettaro ma in base alla reale produttività e non più con riferimento a criteri puramente "storici". Fino ad oggi vigeva il principio del semplice possesso di terreno agricolo per ricevere gli aiuti; infatti il produttore agricolo più famoso che ne ha beneficiato sapete chi è? Elisabetta II, regina d’Inghilterra. Buckinghnam Palace ha uno degli orti più grandi d’Europa.

La vittoria politica è di straordinaria importanza per il debole (in Europa) governo Letta e per il Paese. Incanala la prossima Pac su binari giusti e permette alle eccellenze, alle tipicità del nostro agroalimentare di continuare ad avere il giusto sostegno economico e politico. Allo stesso tempo ciò ci assicura cibo di alta qualità, nel rispetto della Dieta mediterranea, patrimonio mondiale dell'Unesco, e sicurezza alimentare. In più, i produttori continueranno a fare quello che lo Stato ha rinunziato a fare cioè gestire il territorio per combattere il dissesto idro-geologico.

I pagamenti diretti più equi e più verdi rafforzeranno la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare e questo potrebbe ridurre i prezzi finali e ridistribuire meglio i profitti. Insomma, lo scenario si sta mettendo bene, speriamo che si vada fino in fondo in queste condizioni.

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