Alcuni giorni fa leggendo su questo blog le considerazioni dell'amico Salvatore Andolina ho avuto forte l'impulso di rispondere per affermare senza tema di smentita il carattere social-democratico dell'unione europea. Assolutamente in un'accezione non politica, ma nel senso letterale della parola: un progetto dall'alto spirito sociale con il carattere democratico che prendeva piede dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. Perché quanto vediamo oggi è figlio dei drammi del 20° secolo, delle barbarie nate nelle viscere dell'europa centro-meridionale, degli orrori perpetrati dalla Germania e dall'Italia. Dunque nulla che possa essere accostato al concetto di "Destra". Purtroppo di destra sono le politiche macroeconomiche che stanno attuando i governi nazionali per combattere la sfavorevole congiuntura, sfoderate come sciabole contro il drago proveniente da Usa ed Asia nel nome del vessillo delle stelle dorate a sfondo blu. Sono però frutto di scelte di governi eletti e non tipici strumenti utilizzati da unioni di stati per far fronte a periodi di crescita rallentata o addirittura negativa.
Il complesso di manovre finanziarie (o come si dice oggi di leggi di stabilità) atte ad ampliare il gettito fiscale è una conseguenza di una moda nelle politiche economiche generate dalla corrente monetarista delle teorie macroeconomiche. Occorre tenere immobilizzata l'inflazione e per far ciò la riduzione dei consumi indotta dalla stretta fiscale non è un dramma. Il comitato per il Nobel ha deciso di assestare un colpo a questa spirale che sta facendo avvitare le economie dei paesi europei, conferendo il riconoscimento per la pace. Un giusto riconoscimento dal mio punto di vista perché l'unione è l'unico antidoto ad eventuali spinte estremiste che possono divampare nel cuore del continente e contemporaneamente uno strumento promotore di democrazia nei paesi dell'est europeo, che ancor'oggi portano i segni della guerra fredda. Speriamo sia anche uno stimolo per dare avvio alla vera integrazione europea, che non può non passare attraverso una omogeneizzazione nei sistemi giuridico e fiscale. In ossequio a quanto affermato in passato da padri fondatori come Monnet, Kohl e Delors.
Andrea Carbutti
Scusa Andrea, tu affermi che il sogno rimane socialdemocratico mentre la cruda realtà no. Ma io ho parlato di realtà , non mi sono soffermato minimamente sulla dimensione onirica del problema. Ci offrono sogni ( rilanciati dal nobel), noi invece pretendiamo solide certezze. La gente non è scema, ha già capito.
RispondiEliminaP.s. Ho incontrato Delors a Bruxelles nel per fortuna sua nel 2005 quando ancora credevo in questa buffonata.
Salvo, onestamente l'Europa non è nei sogni ne miei ne di nessun altro, ed è una realtà per cui tendenzialmente si svolgono anche le elezioni. Se si tratta di una dimensione sovranazionale virtuale possiamo iniziare a ritenere virtuale anche la dimensione nazionale e subnazionale.
RispondiEliminaIo vedo comunque il Nobel come un ottimo tentativo di colpire la deriva elitaria del nostro continente. oppure il Nobel è di sinistra solo quando premia Dario Fo? E te lo dice tendenzialmente una persona non di destra.
L'ideale di Spinelli di vera unione, con il trattato di nizza e lisbona, sembrava raggiunto e centrato. Arrivano poi i paesi virtuosi a dare diktat pesanti di austerità senza averne il diritto. Allora vi propongo di riflettere assieme su cosa nn e' nel processo di integrazione? Il rischio reale e che l'egoismo nazionale,cancelli il piu grande succeso dell'Ue: la libera circolazione di beni,servizi,persone e capitali.
RispondiEliminaIo sono europeista, sono disposto anche a farmi tassare per sostenere, il fratello spagnolo o Greco in difficoltà. Il problema e che chi ha guadagnoto cospicui surplus nelle bilancie dei pagamnenti (Germania) questo non lo vuole(anzi ci chiamano PIGS). Quindi non sono io euroscettico, semplicemente non mi fido di un Europa il cui unico obbiettivo sembra essere distruggere la seconda nazione manifatturiera d'Europa, per comprarne a prezzi di saldo le sue aziende.
RispondiEliminaSalvo,
RispondiEliminaquello di cui tu parli è comunque indipendente dall'esistenza dell'UE o meno. Dipende da rapporti di forza che purtroppo è possibile invertire esclusivamente cercando di assicurare al nostro paese lo sviluppo (a tutto tondo, soprattutto culturale) necessario a non ritrovarci sudditi. Ti ricordo che storicamente lo siamo stati anche quando non esisteva l'UE.
Scusate l' intrusione ma per me parlate di aria fritta!
RispondiEliminaBene Luigi,
RispondiEliminaallora sottoponici qualche tua pietanza che illumini questa virtuale associazione di commensali. Dispensaci prelibatezze, ne abbiamo bisogno.
Caro amico sono in attesa che luigi ci illumini
RispondiEliminaAria fritta è parlare ancora di destra e sinistra. L ideologia oggi non esiste più. L unione europea aveva come scopo la libera circolazione di persone, beni e servizi, come dice più volte andrea e che questo sia di destra o sinistra poco importa. La realtà è che l obiettivo non è stato raggiunto o almeno solo in parte e di fatto l UE è diventato un concetto esclusivamente finanziario. La crisi accentua il nazionalismo degli stati già di per se nazionalisti. Fra i paesi più importanti vi sono nazioni come la Francia, la Spagna, la Germania che sono stati per secoli dominatori e colonizzatori di altri popoli. Come si può immaginare un europa unita vista la presenza di questi stati con un passato così ingombrante?
RispondiEliminaSi può immaginare se si pensa che dall'altra parte del mondo ci sono Cina, India, Brasile...può bastare? Almeno lo spirito di sopravvivenza dovrebbe tenerci uniti.
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