sabato 6 aprile 2013

“INDUSTRIAL [r]EVOLUTION” di Giovanni Rossi


Prima di tutto voglio ringraziare Andrea per questo spazio, perchè in poche righe mi piacerebbe raccontarvi qualcosa della musica industriale, un genere che non si sente spesso in radio e che non gravita facilmente negli scaffali dei negozi di cd . Allora prendo in prestito una parte dell'introduzione del mio libro “INDUSTRIAL [r]EVOLUTION”

“Monte Cazazza coniò la definizione ‘industrial music for industrial people’ sul finire degli anni ’70, dopo aver ascoltato le strambe composizioni di Genesis P-Orridge e del suo gruppo di anti-musicisti, i Throbbing Gristle. E diede inconsapevolmente identità a un’aggregazione artistica che ancora si stava formando, qualcosa che non era nemmeno definibile come movimento e che poco voleva spartire con i propri padri. È questo uno dei rari casi in cui sono gli artisti stessi ad etichettare la propria opera, e mai etichetta fu più indovinata, tant’è che Industrial Records sarà il nome dell’etichetta con cui i Throbbing Gristle inaugureranno la tradizione discografica legata alla cultura industriale.
La musica industriale non nasce come movimento musicale in senso stretto, bensì nell’ambito della performance art e della rappresentazione. Lustmord è molto chiaro al proposito: ‘L’industrial delle origini, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, era concentrato soprattutto sulle idee legate a concept e sperimentazioni, piuttosto che sulla musica’. Dall’altra parte del globo, anche Hiroshi Hasegawa (C.C.C.C.) condivide la stessa opinione dell’artista gallese: ‘I pionieri della scena come Genesis P-Orridge, Z'EV e Monte Cazazza erano innanzitutto performance-artist, e questo ha fatto sì che l’industrial, anche in tutte le sue prime ramificazioni come noise e power electronics, abbia sempre mantenuto una forte componente legata alla rappresentazione’. 
Nel 1969 uno stravagante studente universitario di nome Neil Megson, poi rinominatosi Genesis P-Orridge, e Christine Carol Newby, un’affascinante e diafana modella porno conosciuta come Cosey Fanni Tutti, decidono di dare vita ai COUM Transmissions inaugurando la storia di una delle formazioni di performance art più estreme e scomode d’Inghilterra. Automutilazioni, pornografia, scarnificazioni, installazioni ai limiti del penale... fino al 1976 è un succedersi di opere come ‘Exorcism of Shit’, ‘Anal Coumfidence’, ‘Babys Coumpetition’, ‘Cosey Sexual Action’. Alla base dell’estetica del duo c’è una rappresentazione che va in una direzione diversa rispetto all’iconoclastia punk. La ribellione contro gli schemi precostituiti non è finalizzata all’instaurazione di un nuovo ordine apolitico o anarcoide, né al rovesciamento violento della società dei consumi, bensì alla pura e semplice rappresentazione di un differente modello estetico. Come è stato sintetizzato più volte da Paul Lemos (Controlled Bleeding), sia il punk che l’industrial sono state forme espressive di violenza emotiva e confusione, attuate senza alcuna censura o competenza tecnica. I COUM attirano l’attenzione dei salotti bene di Londra, in poco tempo vantano esposizioni nelle più importanti gallerie inglesi e Genesis inizia a trasformarsi in figura di culto per i giovani annoiati e rabbiosi della capitale. Sembra che Surrealismo, Futurismo e Dada si incrocino nei COUM Transmissions per esprimere il comune disprezzo nei confronti della società, delle convenzioni e delle regole costituite. Tre correnti artistiche che sono strettamente imparentate con un’iconografia che mira a sovvertire le prospettive mettendo una pietra tombale su duemila anni di arte e di comunicazione, per voltare definitivamente pagina, in nome di un nuovo rinascimento dell’uomo. Un rinascimento che parte dalla destrutturazione dell’Occidente in ogni sua forma.”

Se vi è piaciuto, volete saperne qualcosa di più o magari volete proseguire la lettura, date un occhio a www.tsunamiedizioni.com http://industrialrevolution-gr.blogspot.it
Keep on noisin'.
Giovanni

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