giovedì 17 gennaio 2013

La Dichiarazione di Arusha del 1967

Con la Dichiarazione di Arusha del 1967, Nyerere dà inizio alle sue grandi riforme.
I principali punti  della «Dichiarazione  di Arusha» sono:
- ogni cittadino ha diritto alla libertà di parola, associazione, movimento e fede, nel contesto delle leggi vigenti;
- le ricchezze naturali del paese appartengono a tutti i cittadini, che le trasmettono ai figli e nipoti;
- il governo deve usare tutte le risorse nazionali per eliminare povertà, ignoranza e malattia;
- affinché il Tanzania sia socialista, è essenziale che il suo governo sia scelto e guidato da contadini e operai;
- lo sviluppo inizia dalle campagne, non dalle fabbriche;
- è stupido puntare sul denaro quale mezzo principale di sviluppo, quando il paese è povero;
- il popolo e il duro lavoro sono la base dello sviluppo; il denaro è uno dei frutti del lavoro;
- è giusto essere orgogliosi dei lavoratori, ma vergognarsi dei pigri, dei fannulloni, degli ubriachi;
- indipendenza è contare sui propri mezzi, non su doni e prestiti monetari esterni.
Si nazionalizzano le banche, quasi tutte le industrie, le compagnie di assicurazione, ma l’intervento più impegnativo è quello in campo agricolo, che è il fulcro dell’ economia del paese.
La rivoluzione agraria si chiama ujamaa vijijini, socialismo nei villaggi. 
Nei villaggi viene infatti raggruppata la popolazione dispersa nel grande territorio, perché viva in comunità rurali, economiche e sociali, affrancandosi dalla dipendenza degli aiuti esterni.
L’insieme delle riforme messe in cantiere richiede uno Stato forte che diriga i cambiamenti, così come il benessere di tutti può essere garantito solo da un governo stabile e coeso.
Il partito unico, riconosciuto tale dalla Costituzione adottata nel 1965 è la soluzione al problema.
La simbiosi partito-stato porta ad una concentrazione di poteri che si tradurranno nella fusione tra funzioni amministrative e di partito. 

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