martedì 8 gennaio 2013

Imprese, il credito continua ad essere inaccessibile di Andrea Martire

Quando tutto funzionava (o almeno così ci sembrava) le banche facevano (anche) le banche e riuscivano a garantirsi l' approvvigionamento necessario per svolgere le loro funzioni di business: concedere credito, vendere soldi. Alle famiglie sotto forma di mutui, (http://www.uci.it/articoli/Domande_di_mutuo_siamo_al_ crollo_totale.html ), ai singoli (i prestiti) ed alle imprese, che lo usavano per acquistare macchinari, fare investimenti, pagare il personale, spendere in ricerca e sviluppo. 
Poi, diciamo dal 2007 in poi, prima con lo scandalo dei subprime, poi con quello collegato dei derivati, le banche hanno cominciato a saltare. E' ancora vivo il ricordo dei consulenti di Lehman Brothers a piedi a Wall Street con gli scatoloni in mano. Prima Bush, poi Obama intervennero per salvare le banche. Il contagio è naturalmente arrivato subito in Europa. La Bce, col nuovo corso di Mario Draghi, ha strutturato uno strumento che si chiama Ltro, (longer term refinancing operation). Si tratta di un meccanismo di aste quotidiane attraverso le quali vengono erogati agli istituti di credito europei soldi a seconda delle richieste/esigenze (http://www.uci.it/articoli/I_finanziamenti_delle_banche_ alle_imprese.html) che le banche devono affrontare per l'espletamento della loro funzione. Più l'economia e la finanza sono "stressate" più il fabbisogno (e le garanzie richieste) è maggiore.
Dato che l'Europa si è incamminata lungo un percorso "virtuoso" (che significa tagli e spending review, http://www.uci.it/articoli/Spending_review_le_Regioni_dicono_no.html ), da qualche mese le cose in Europa vanno meglio. A livello macro, perché al micro, al quotidiano, non sembrano esserci grandi cambiamenti all'orizzonte. Tuttavia, per le aziende non ci sono novità. Non avevano credito prima e non ce lo hanno ora.
Secondo i dati della Bce infatti, i prestiti ai privati sono negativi (-0,8% rispetto al mese precedente), quelli per le famiglie sono stabili (+0,4%), per le aziende invece il dato è fortemente negativo (-1,8% su base annua). Cioè, il credito non riesce ancora a fluire verso le imprese. Che non investono, non pagano e non assumono. Crescono di poco i mutui, segno che il mercato da qualche parte riprende a muovere qualche passo. Una spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che le imprese sono ormai così sfiduciate e così provate che nemmeno chiedono più prestiti. Insomma, il tanto temuto credit crunch, così celebre tra il 2011 ed il 2012, sembra essere scomparso, anche grazie alla lungimiranza di Mario Draghi.
La domanda di prestiti è penalizzata dall'outlook di crescita ancora debole, e dal fatto che dopo questa bufera la propensione al rischio di chi ci mette il capitale è pari a zero.



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