L’Africa scende in campo per la
29ª edizione della Coppa d’Africa che si disputa in Sudafrica, dal 19 gennaio
al 10 febbraio.
Tra le 16
finaliste ci sono purtroppo nazioni sconvolte da conflitti e dal
terrorismo.
Il Mali
spaccato in due, vittima degli scontri tra i tuareg del Nord e i Movimenti per
l’unicità e il jihad in Africa, che hanno conquistato la parte occidentale del
Paese.
L’aviazione
francese sta bombardando dalla scorsa settimana e in migliaia fuggono dal
Mali.
In questa
situazione si spera che il popolo possa vivere tre settimane di “pace”, grazie
al calcio.
È quello
che si augurano anche i popoli della Repubblica Democratica del Congo, la cui
regione orientale del Kivu viene tenuta sotto scacco dai ribelli del gruppo
armato M23. In quasi 250mila sono in fuga dal Congo.
Partecipa
alla competizione, anche la Nigeria
dove il terrorismo islamico, sotto la sigla Boko Haram, dal 2009 a oggi si calcola abbia
sterminato almeno 3mila persone, molti delle quali di religione cristiana, come
ricordavo nel mio post del 26 dicembre.
Quel vento di discordia del fondamentalismo spira da sempre in Algeria
come stiamo vedendo in questi giorni. Si è concluso infatti ieri nel
sangue, con più di cinquanta morti - 23 ostaggi e 32 terroristi secondo un
bilancio provvisorio - il blitz delle forze armate algerine contro gli uomini
di Moctar Belmoctar, il dissidente di Aqmi, al Qaeda nel Maghreb islamico, che
mercoledì avevano preso in ostaggio 132 dipendenti stranieri e quasi settecento
algerini.
Speriamo
che la festa del calcio africano che nella mia adolescenza mi teneva, insieme
ai miei amici (Marco, Alessandro, Luca, Mirco e Ulderico), incollato davanti al televisore, contribuisca a riportare la pace
in queste continente.
Andrea ma se il calcio si fosse fermato?
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