Natale, per lo più in famiglia, diventa l'orgia del cibo. Sembra quasi che nonne e mamme non aspettino altro, come sulla falsariga di "Big Night" di Stanley Tucci o del grottesco "La grande abbuffata" di ferreriana memoria. Ma attenzione, i festeggiamenti, anche se nostrani, possono nascondere delle insidie. La tradizione vuole che si celebri il santo Natale con l'abbacchio. Quello di Roma è famoso per qualità e dimensioni. Preferite quello marchiato dal Consorzio di Tutela o di provenienza certa. Con l' approssimarsi delle feste si sono organizzati anche i frodatori e commercianti senza scrupoli. Occhio alla provenienza ed al prezzo. Grandi quantità di carne stanno arrivando da est (e non e'detto che siano cattive o facciano male), ma presentano certamente meno certezze delle nostre. Quanto sono state pagate? Dove sono cresciute? Viene riportata la data di scadenza? Preferite mangiare
"local", visto che parliamo di tradizione.
Probabilmente troverete che la stessa quantità di cibo costa più dell'anno scorso. Sono aumentate le imposte (che non le tasse) per cui commercianti, produttori e distributori distribuiscono i rincari sul consumatore finale. Da qui si capisce perché si trova più insalata marocchina o più agnello bosniaco…perché costano meno ai commercianti che però li mettono in vendita come se fossero dell'agro romano. Tra l'altro è entrato in vigore l'articolo 62 del decreto sviluppo (http://www.uci.it/articoli/Il_Consiglio_di_Stato_approva_il_decreto_attuativo_dellart62.html) che obbliga i commercianti a pagare entro 30 giorni i fornitori agricoli. Se da un lato nasce per tutelare questi ultimi, prevedendo il pagamento del fresco entro 30 giorni anziché i precedenti 60-90), dall'altro "costringe" i dettaglianti ad andare verso strade meno controllate e battute, perché oggi si compra sul venduto e sono lontani i tempi del just-on-time della mitica produzione Toyota. Oggi tutti i protagonisti della catena del valore se la passano male ed io commerciante compro oggi quello che ho venduto ieri.
Un richiamo va alle quantità: è stato calcolato che in Italia circa un terzo del cibo finisce nel cestino (http://www.agricolturamoderna.it/articolo/italia-sei-milioni-di-tonnellate-di-sprechi-alimentari), una quantità esasperata. Dobbiamo riuscire a tenere i consumi nella giusta entità. Preferite verdure fresche e di stagione e lasciate stare le fragole, che sicuramente vengono dal Cile ed hanno lasciato tanta anidride carbonica dietro di loro da un punto di vista nutrizionale, poi, non hanno niente da darvi.
Un suggerimento per il 26; concedetevi una giornata all'aria aperta ed in compagnia di qualche animale (http://www.unaat.org/la-certificazione-scuderie-felici/); riappropriarsi dell'equilibrio tra corpo e territori è quanto di meglio ci possa essere dopo grandi abbuffate. E così sarà soddisfatto pure Orazio: vides ut alta stet nive canidum Soracte..(De rerum natura, Carmina).
Andrea Martire
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