Il fenomeno
dell’assunzione di droghe nella storia è da sempre esistito.
Antiche fonti sanscrite
parlano di una “pillola della felicità” a base di canapa e zucchero tale da
alterare l’equilibrio psicofisico.
Il più antico trattato cinese sui farmaci cita la
canapa, come un farmaco importante, utile in malattie assai
diverse come la gotta, il reumatismo, la malaria, il beri-beri, la stitichezza e la mancanza di concentrazione.
L'uso della canapa come pianta psicoattiva, invece,
sembra aver avuto origine in India.
Una leggenda vedica racconta che il dio Shiva cercò rifugio dal sole cocente in un boschetto di alte piante di canapa, provò a mangiarne le foglie e ne trasse tanto conforto da adottarle come suo cibo preferito.
Una leggenda vedica racconta che il dio Shiva cercò rifugio dal sole cocente in un boschetto di alte piante di canapa, provò a mangiarne le foglie e ne trasse tanto conforto da adottarle come suo cibo preferito.
Resti fossili di semi e capsule di papavero da
oppio risalenti al periodo Neolitico e all'Antica Età del Bronzo, sono stati
trovati nelle caverne e nei villaggi lacustri in Svizzera, in Spagna, in Francia e in vari siti nei bacini del Po, del Reno e del Danubio.
In Spagna, nella necropoli neolitica scoperta nella
“Cueva de los Murciélagos” di Albuñol, presso Granada, capsule di papavero sono
state trovate nelle sepolture.
A Creta è stata trovata una statuetta databile al 1300 a .C., con la testa
coronata di capsule di papavero, e a Cipro un cilindro di avorio del 1200 a .C. che viene considerato
una pipa per fumare oppio.
Nel bacino del Mediterraneo non si contano le
monete, i gioielli, i vasi e i bassorilievi raffiguranti il papavero da oppio.
A Cipro ed in Egitto sono stati rinvenuti
numerosissimi vasi a forma di capsula di papavero, che sarebbero stati
utilizzati fin dal 1500 a .C.
circa per trasportare.
Nelle tavolette dei Sumeri della Mesopotamia, antiche di circa 5000 anni, si parla di una
sostanza chiamata “hul-gil”, che secondo alcuni studiosi sarebbe l'oppio. La
stessa sostanza è citata ripetutamente nelle tavolette mediche ritrovate a
Ninive nella biblioteca del grande re assiro Assurbanipal.
Il papiro Ebers (1550 a .C.), scoperto nel 1862 a Tebe, il più
importante testo medico dell'antico Egitto, parla di una sostanza chiamata “seter-seref”
o “siepe”, che sarebbe ancora l'oppio.
Nella civiltà greca
nell’Odissea si fa riferimento alla “Nepente”,
bevanda che Elena somministra a Telemaco che ha il potere di calmare il dolore
e scacciare via il ricordo di ogni sventura.
Nel IV secolo a.c., Alessandro Magno diffondeva l'oppio tra i
suoi soldati per non fare sentire loro la stanchezza e le sofferenze dei mesi e
mesi di marcia forzata e di combattimenti.
Nel VII secolo d.c., i mercanti arabi introdussero le coltivazioni di oppio in Estremo
Oriente.
L'abitudine di fumare l'oppio iniziò a prendere piede nel XVII secolo
quando spagnoli e olandesi utilizzavano questo metodo
come cura per la malaria.
Nel 1557 la Compagnia
delle Indie Orientali s'impadronì del monopolio
del commercio di oppio, che
veniva coltivato dagli inglesi in
India e venduto a tonnellate in Cina.
Il ventesimo secolo vede sostanze che per lungo tempo erano considerate come
stupefacenti (caffè tabacco e alcool) essere inglobate nel sistema giuridico e
sfruttate dagli Stati per potenziare entrate tributarie attraverso il sistema
delle imposte indirette.
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