Salve a tutti,
sono Andrea Marta ed avrò da qui in poi il piacevole "compito" di commentare su questo blog le partite dell'As Roma. Sara'un appuntamento fisso che ci accompagnera' domenica dopo domenica.
Roma che dunque torna alla vittoria, in una partita che si preannunciava molto ostica e nella quale contava maledettamente solo il risultato.
Come fosse un film già visto, l'avvio dei giallorossi è stato estremamente promettente, con una velocità di manovra che consentiva più volte ai capitolini di sfiorare il vantaggio. Tutto questo specialmente nei primi 20 minuti della partita.
Ciò che appariva frenare la Roma più che altro si è rivelata la forma non ottimale di alcuni suoi elementi: Osvaldo, che in non perfette condizioni fisiche sciupava abbastanza sotto porta; Balzaretti, da inizio stagione quasi "lontano parente" del giocatore ammirato in quel di Palermo; lo stesso Pjanic, reduce dalle polemiche con Zeman per esser stato fin qui impiegato raramente, partiva bene come la squadra, ma altrettanto rapidamente smarriva brillantezza.
Dicevamo di un avvio positivo per la Roma, ma come in altre occasioni subito dopo il gioco subiva un vistoso rallentamento, fino a diventare prevedibile e facilmente controllabile da un Torino che non a caso possiede una delle difese meno battute del torneo.
I piemontesi ad ogni modo nella prima frazione di gioco non si sono praticamente quasi mai resi pericolosi in avanti, anche se di certo non erano venuti all'Olimpico con la velleità di disputare una gara d'attacco.
Si andava così al riposo sullo 0-0, con qualche rimpianto per i giallorossi per non aver concretizzato le diverse palle-goal prodotte.
Zeman ripresentava in campo lo stesso undici che aveva battuto il calcio d'inizio, con Destro comunque in rampa di lancio in previsione di un suo ingresso in campo. Passavano i minuti ma gli uomini del navigato Ventura non mostravano segni di cedimento.
Ci è voluto così un rigore molto contestato dai granata (stasera in casacca bianca) per sbloccare la partita proprio quando si stava ormai per entrare quasi nel finale e riuscire a far breccia nella difesa torinista sarebbe diventata impresa molto ardua.
E' stato Marquinho, subentrato da poco allo stremato Florenzi, ad involarsi verso la porta difesa dall'attento Gillet e a subire quello che l'arbitro di porta ha ritenuto azione fallosa da parte dell'arcigno centrale difensivo Ogbonna, al rientro dopo un infortunio che l'aveva costretto ad un lungo stop.
Ventura, allenatore dei granata, ha gridato tutta la sua furia contro le telecamere per la discussa decisione arbitrale. Dal dischetto Osvaldo batteva il portiere torinista, spiazzandolo, con un destro morbido e preciso.
Lo svantaggio ha dunque innervosito il Torino, che comunque non si è subito arreso, mentre la Roma ha sfiorato più volte il raddoppio, continuando a sciupare diverse occasioni, come fatto nella parte precedente della partita.
Finquando Miralem Pjanic, autore fin lì di una prestazione tutt'altro che esaltante, riusciva a scoccare un gran destro da fuori area che complice una deviazione di Gazzi, trafiggeva nuovamente Gillet.
Tre punti fondamentali e senza ombra di dubbio meritati per la Roma, malgrado le polemiche per un calcio di rigore molto contestato, in cui tecnicamente l'intervento di Ogbonna sul lanciato a rete Marquinho è stato ritenuto "danno procurato".
Nel complesso i giallorossi hanno concesso poco dietro ed hanno prodotto numerose occasioni in avanti, sprecando forse troppo.
Ma va bene così, l'importante era rialzare prontamente la testa dopo i recenti risultati (derby compreso) che hanno lasciato l'amaro in bocca ai tifosi.
Ora si cerca un pò di continuità, quella che a detta di Zeman manca da inizio stagione. E, da questo punto di vista, i prossimi due impegni di campionato, entrambi in trasferta, sui campi difficili ma non impossibili di Pescara e Siena, costituiranno un importante banco di prova.
In chiusura non possiamo non sottolineare la prova magistrale di Marquinho, centrale difensivo brasiliano della Roma di soli 18 anni.
A vederlo sembra già un veterano. Un ragazzo che, se non si monterà la testa, potrà senza dubbio diventare un vero campione.
Mi scuso per i lettori, ovviamente in fondo all'articolo intendevo dire "Marquinhos" e non "Marquinho".
RispondiEliminaSpero vivamente che sia l'inizio per vedere la primavera zemaniana, fatta di atletica, tecnica e bel gioco.
RispondiEliminaIo ci credo in questo tipo di impostazione. anzi, progetto, anche se i tifosi solitamente non amano questa parola.