Non
c'e'accordo su nulla; non sulla scuola, non sulla previdenza, non sulla sanita',
non sul lavoro, non sulla giustizia,
neanche sui temi chiave della riforma delle istituzioni.
C'e'
disgregazione, spettacoli di lacerazione, di impotenza e di degradazione
istituzionale.
Questi
politicanti che emergono ogni giorno, sono qualcosa di difficilmente definibile,
sembrano "mostri", dai quali il nostro paese non puo'aspettarsi
altro che grandi sciagure. Sintetizzano il vuoto di pensiero come pretesa di una
societa' dinamica: minimo comun denominatore e' l' assenza di strategia, il
compromesso quotidiano e occasionale.
Come
possiamo immaginare un politico che sia veramente grande, il quale sia privo di
un ideale?
Lo
sfascio della politica e di conseguenza della democrazia, e'figlio della
condotta che pretendeva di piegare il sistema istituzionale ai propri calcoli.
Tocqueville
diceva: "le loro ambizioni e le loro
passioni sono talmente concentrate nel mantenimento del potere che solo al
pensiero di lasciarlo sono presi da una sorta di orrore che impone loro di
sacrificare l'avvenire al presente e il loro onore al ruolo".
Dobbiamo
far si che nella nostra democrazia si ricostruiscano rapporti di lealta'; se non
ci si dovesse riuscire, il nostro paese sarebbe aperto alle avventure di un
qualunque "caudillo".
Vista
la situazione italiana, molti dicono che ormai la misura e' colma: la permanenza
al Governo da parte dell'esecutivo del Premier Monti e'una disavventura per
l'economia ed e' stata una pericolosa e indimenticabile avventura tecnica.
IO
NON SONO D'ACCORDO.
Alla
base di tutto il disastro non c'e' il Prof. Mario Monti. Prima della crisi
l'Italia si stava già avviando verso il declino: questo a causa dei costi e (in
certi casi) dell'inefficienza della Pubblica Amministrazione; a causa dei costi
dell'intero sistema politico a partire dal vertice giù fino all'ultimo comune di
20 abitanti avvezzo a sperperare; a causa del costo della nostra affiliazione
all’Unione Europea; infine a causa del cambio
Lira/Euro che ha penalizzato le nostre esportazioni.
A
tutto questo si aggiunge la mancanza di valori, l'assenza di correttezza
istituzionale, la vecchia e (purtroppo) attuale tendenza ad avere in qualsiasi
partito un "ufficio cariche" che, mette al vertice di aziende
di Stato, enti pubblici e aziende a partecipazione pubblica (sopratutto a
livello regionale e comunale), personaggi non per merito ma solo perche'
meritevoli di avere tessere di partito.
Il
vero scandalo e'stato nell'enunciazione di regole spartitorie come figlie di un
sistema che non potra'mai essere modificato.
Nessun
leader che ha governato negli ultimi 60 anni ha avuto il controllo (o meglio ne
ha avuto fin troppo, ma in senso deplorevole).
Si
e'per lungo tempo agito e governato condizionati da pressioni del sistema di
potere, fatto di clientele e consorterie e nessun partito e nessuna coalizione
e'stato estranea a questo patrimonio "morale" e "culturale" tipico italiano.
Abbiamo
visto in passato ministri e presidenti del consiglio incapaci, inidonei alle
cariche che ricoprivano; questa inidoneita' e'stata considerata irrilevante e
non ha impedito il prolungarsi della loro presenza al Governo, pur nella
drammatica evidenza degli insuccessi.
Per
lungo tempo la politica fiscale ed economica dei Governi e'stata caratterizzata
da una continua rincorsa elettorale del facile consenso e non dall'idea di
interesse generale per il paese.
Il
nostro Stato e'stato per anni come una vettura guidata da un conducente
spericolato, lungo una strada piena di dossi e tremendamente accidentata.
Un
politico degli anni 70 e 80, nel giugno del 1984 defini' il
nostro Paese una nuova e strana entita'mista: "un terzo Finlandia, cioe'
neutalita'pulita, un terzo Vaticano cioe' visione ecumenica delle grandi
questioni nazionali e internazionali e un terzo Tangeri cioe' mercato e
affarismo spericolato".
Miglior
definizione e miglior sintesi non si poteva trovare per definire il vero male
della nostra amata Italia.
Andre un'analisi splendida...bravo
RispondiEliminabravo
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