Le politiche attive del lavoro, sono azioni mirate alla formazione e al sostegno delle persone per la collocazione lavorativa, in modo da aumentare la loro possibilità di trovare una nuova occupazione.
Le politiche attive del lavoro corrispondono a tutte quelle iniziative messe in atto dalle istituzioni per promuovere l'occupazione e l'inserimento lavorativo. Si differenziano dalle politiche passive perché mentre queste ultime mirano a ridurre il disagio connesso allo stato di disoccupazione attraverso misure di supporto come il sostegno al reddito, quelle attive intendono invece aiutare la persona nell'inserimento (o re-inserimento) nel mercato del lavoro di coloro che ne sono esclusi.
Le politiche attive del lavoro corrispondono a tutte quelle iniziative messe in atto dalle istituzioni per promuovere l'occupazione e l'inserimento lavorativo. Si differenziano dalle politiche passive perché mentre queste ultime mirano a ridurre il disagio connesso allo stato di disoccupazione attraverso misure di supporto come il sostegno al reddito, quelle attive intendono invece aiutare la persona nell'inserimento (o re-inserimento) nel mercato del lavoro di coloro che ne sono esclusi.
I "pilastri" delle politiche attive, coerentemente con la SEO Strategia Europea per l'occupazione, sono:
- occupabilità: accrescere le capacità di trovare lavoro;
- imprenditorialità: sviluppare lo spirito imprenditoriale;
- adattabilità: favorire l'adeguamento ai mutamenti del mercato del lavoro;
- pari opportunità: rafforzare le politiche di uguaglianza delle opportunità per tutti.
Nel 2003 la SEO è stata riformata e in sostituzione dei 4 pilastri iniziali, sono stati individuati 3 nuovi grandi obiettivi:
1. raggiungere la piena occupazione;
2. migliorare la qualità e la produttività del lavoro;
3. rafforzare la coesione e l'inclusione sociale.
Alessandro Borgialli
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