Bric è acronimo di Brasile, Russia, India e Cina e rappresenta l'emergere di una nuova importante e strategica geografia economica che occupa ben il 26% della superficie terrestre, su cui vive il 42% della popolazione mondiale, che rappresenta più del 14% del prodotto interno lordo mondiale e che ha abbondanti risorse naturali strategiche e che infine produce il 32% circa dell'energia mondiale.
All'acronimo recentemente è stato aggiunta una S (di Sudafrica) con un preciso significato politico: i Bric s ora sono una vera e propria squadra mondiale, avendo anche un importante referente africano.
L’acronimo è apparso per la prima volta nel 2001 coniato da un economista della banca d'affari Goldman Sachs Asset Management, Jim O’Neill; dopo qualche anno dopo i rispettivi Capi di Stato hanno cominciato a riunirsi.
L’acronimo è apparso per la prima volta nel 2001 coniato da un economista della banca d'affari Goldman Sachs Asset Management, Jim O’Neill; dopo qualche anno dopo i rispettivi Capi di Stato hanno cominciato a riunirsi.
Nel Novembre 2010 il Fondo Monetario Internazionale ha incluso i paesi BRIC tra i dieci paesi con il diritto di voto più elevato insieme a Usa, Giappone e Italia, Francia, Germania e Uk.
Brics quindi è ormai diventato sinonimo dello spostamento del peso nella bilancia dell'economia mondiale dai paesi industrializzati alle economie emergenti.
La “crisi mondiale” ci permette di guardare ai Brics, con occhi diversi, con la consapevolezza che non solo non sono stati intaccati dal triennio peggiore dell’economia occidentale, ma al contrario ne ha tratto giovamento (i BRIC rappresentano oggi un terzo della crescita nel biennio 2009-2010 e rappresentano il motore dell’economia mondiale). Ed è per questo che è da condividere la loro richiesta di rivestire un ruolo più importante nelle istituzioni internazionali, a partire da Banca mondiale e Nazioni Unite ma per essere una squadra mondiale c'è bisogno di essere d'accordo non soltanto nell'opposizione ma anche nella fase propositiva.
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