Partite come questa resteranno negli annali. Come quella del 25 aprile 1984 quando la Roma rimontò il Dundee United, con 2 goal di Pruzzo e 1 di Di Bartolomei.
Una partita da incorniciare per l’emozione che ha saputo regalare. Emozioni che è difficile riuscire a spiegare a parole.
Una Roma da morire, che ha saputo domare oltre il risultato, un avversario da manuale. Una Roma entusiasmante sul piano del gioco e della tenuta atletica.
Un grazie a Eusebio Di Francesco. Il segreto del suo successo è quello di aver lavorato sulla testa dei campioni in squadra, spingendoli a un rifiuto della loro individualità e del loro super Io, facendo in modo di spostare la concentrazione dall' io campione, al noi squadra.
Per far questo il mister ha lavorato sulla capacità (e sulla volontà) di condividere radici e valori. Se la squadra condivide radici e valori, il risultato sono le performance eccellenti, ovvero la volontà di onorare una maglia unica, come era scritto in passato all'interno delle casacche del team giallorosso.
Il segreto del successo, è stato quello di imparare attraverso le esperienze negative degli ultimi anni, ma soprattutto sulla capacità di divertirsi lavorando.
Dal gruppo al team, questo è stato il suo merito, far capire che un gruppo che non è squadra non avrà mai fame di vittoria. Passare da un gruppo di campioni a una squadra vincente, vuol dire passare dal concetto di inclusione a quello di cooperazione, dove le parole d'ordine sono rispetto, condivisione e identificazione nella squadra.
Ora “gli esami non finiscono mai", come diceva Eduardo De Filippo. E allora diamoci dentro, la Roma è in ballo e continuasse a ballare alla grande e sognare.
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