Alla fine è stato fermato. L’ultimo placcaggio Jonah Lomu l’ha subito dalla sindrome nefrosica, una malattia degenerativa dei reni. L’uomo che ha inventato il rugby moderno non era un predestinato. Scoprì di avere talento solo al college, e per caso.
Scappava da un padre violento ed alcolista e dalle difficoltà della strada di Auckland. Avrebbe potuto diventare un ribelle come Steve McQueen ma scelse invece di riappropriarsi della vita e diventò Jonah Lomu, il più giovane esordiente nella storia degli All Blacks (a 19 anni), il più prolifico marcatore della storia dei mondiali (15 mete in due edizioni, raggiunto quest’anno da Brian Habana che di mondiali ne ha disputati 3).
Non è riuscito a vincere i mondiali, nel 1995 (l’anno del Sud Africa, come insegna Invictus) perse in finale e nel 1999 (l’anno in cui la Nuova Zelanda fece 101 punti contro di noi) uscì in semifinale. Ma ha segnato per sempre la storia della palla ovale. Bello da vedere, agile nonostante i 120 chili e fluido nella corsa a dispetto dei 196 cm di altezza (come Bolt; tra i due le prestazioni sui 100 metri piani si differenziano di solo mezzo secondo, e il giamaicano pesa ben 25 kg di meno…), Lomu si è ritagliato un ruolofondamentale nel copione del rugby odierno.
Combattente vero, alla Leonida, invincibile come Alessandro Magno, decisivo come Achille, Lomu il tebano segna una cesura precisa; nessuno prima di lui aveva interpretato il ruolo di ala con la stessa precisione, nessuno che non fosse brevilineo aveva osato eseguire tutti quei cambi di direzione. Dopo Lomu il rugby è cambiato, si è evoluto. I pesi massimi di oggi, eleganti e felpati, devono qualcosa a lui che, con il 48 di piede, volava sull’erba, carezzandola con rispetto, come faceva l’oceano con la terra nella sua isola.
Memorabili incursioni, fantastiche scorribande sula fascia, padrone assoluto del corpo a corpo, inarrestabile e potente, agile e tecnico, Jonah, il nostro Jonah, ha fatto avvicinare tanti giovani alla palla ovale e alimentato sogni. E’ riuscito, probabilmente senza saperlo, ad entrare nella mitologia, nuovo Ares postmoderno. Un personaggio alla Sergio Leone, di per sé invincibile ma sempre a disposizione degli altri. Perché era soprattutto uomo di sport, e che sport!, e nel rugby l’individualismo è bandito.
La morte di Lomu viene qualche mese dopo quella di Collins (altro pilastro dell’Invencibile armada tutta-nera) e qualche giorno prima del ritiro del capitano più medagliato di sempre, Richie McCaw. Sconfitto dalla dialisi, ritiratosi una prima volta nel 1999 a 24 anni, Jonah il grande si è spento a soli 40 anni, accanto ai suoi figli. Lui non lo sa, ma per noi ha fatto molto.
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