sabato 13 settembre 2014

La depenalizzazione: il caso portoghese di @scaccoalladroga

In uno scambio su Twitter con un noto esperto antidroga Neozelandese, si poneva l’accento sull’esperienza del Portogallo.
Ringrazio Andrea come al solito dello spazio per fare il punto su questa esperienza.
A luglio del 2013, sono passati 12 anni dall’approvazione della legge che ha depenalizzato il consumo e il possesso di droghe illegali.
L’esperimento portoghese è stato uno dei più importanti esperimenti legislativi al mondo in materia, che ha reso il Portogallo il paese più liberale in Europa sul fronte delle droghe.
Ha prodotto risultati molto incoraggianti: l’uso delle droghe è diminuito, l’epidemia di AIDS tra i consumatori è stata rallentata e il maggior mezzo di diffusione è divenuto il sesso non protetto, c’è stata una diminuzione della delinquenza legata al traffico di droga e sono aumentati i sequestri di sostanze. 
La legge parte dal presupposto che “i consumatori di droghe non sono criminali ma malati”, e che la materia doveva di essere competenza del ministero della Salute.Corollario di questa scelta è che i consumatori di droga non sono dei criminali e non devono essere trattati come criminali.
Fu così approvata la legge 30/2000, che ha depenalizzato l’uso di tutte le droghe illecite e ha fissato, attraverso una tabella, il loro possesso. 
Le sostanze elencate nella tabella restano illegali, ma le persone trovate in possesso non sono più arrestate ma costrette a comparire davanti a speciali commissioni anti-droga invece che in tribunale.
Le commissioni sono costituite in genere da psicologi, giudici e operatori sociali, che decidono che tipo di procedura seguire caso per caso. 
Il Portogallo tratta quindi la questione come un problema medico, piuttosto che un problema penale: lo Stato portoghese ha deciso, infatti, di puntare sulla cura dei tossicodipendenti piuttosto che sulla loro criminalizzazione.
Trattare la droga come una “questione sanitaria” vuol dire utilizzare un nuovo approccio per ridurre il consumo che sostituisca la strategia di criminalizzazione delle droghe e l’arresto dei consumatori.
Da sola non risolve  però il reale problema della tossicomania. Anzi non lo affronta.
L’offerta di droga esiste perché c’è una domanda e la domanda c’è, non perché il prodotto è proibito, ma perché corrisponde ad un bisogno la cui origine è psicologica e sociologica.

La domanda di droga se non affrontata in maniera adeguata continuerà a crescere e quindi da sola la depenalizzazione non serve. 
Servono azioni complementari per ridurre domanda, danni e trattare il tossicodipendente come un essere umano malato da recuperare e reinserire in società. Minimo comun denominatore è il contrasto al traffico e al riciclaggio di denaro.

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