Il mondo è finito tutte quelle volte in cui una
donna è stata barbaramente uccisa, quasi sempre dall'uomo che amava; è
finito tutte le volte che un bimbo è stato maltrattato, conteso tra i
suoi genitori, rapito, portato a suicidarsi.
E' finito quando la droga entra nelle nostre vite,
quando arrivano certe buste paga da miseria, o quando non ne arrivano per
niente e manca il lavoro, quando la tristezza e la depressione si insinuano
nelle nostre vite. E'finito quando la guerra devasta la quotidianità nella
striscia di Gaza e infine quando la mano impazzita di un singolo decide di
porre fine alla vita di innocenti bambini, rei di essere andati a scuola.
Ecco perché probabilmente i Maya, nel profetizzare
l'apocalisse, avevano ragione.
Francesco Guccini scriveva e i Nomadi
cantavano "Dio é morto": la canzone in realtà non celebra
la morte di Dio, ma proclama la necessità di una nuova rinascita spirituale e
di un rigurgito di moralità, rappresenta una critica al falso moralismo,
all'imperante ipocrisia, al vuoto consumismo: e per capire tutto ciò basta fare
attenzione alla chiusura della canzone, dove di Dio si dice che "è
risorto".
In fondo, la "morte di Dio" si è
manifestata "nelle auto prese a rate... nei miti dell'estate... nei campi
di sterminio... coi miti della razza... con gli odi di partito"; ma
l'autore pensa che la sua generazione è preparata a "un mondo
nuovo, a una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una
rivolta senza armi, perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore
è per tre giorni e poi risorge.In ciò che noi crediamo Dio è risorto, in
ciò che noi vogliamo Dio è risorto, nel mondo che faremo Dio è
risorto".
Nessun commento:
Posta un commento