lunedì 28 luglio 2014

#Worldhepday 2014

Ringrazio di cuore Andrea per l’ospitalità. Sono Antonio e ometto il cognome perchè sono Hcv positivo e nel corso del post capirete il perchè. 
La Risoluzione OMS WHA 63.18 del 21 maggio 2010, ha riconosciuto per la prima volta l’epatite virale come un problema sanitario di impatto globale.
In Italia, le epatiti virali, soprattutto l’epatite C costituiscono una vera e propria emergenza sanitaria.
Dati ISTAT nazionali del 2008, indicano più di ventimila decessi per anno a causa di epatite cronica, cirrosi e tumore del fegato.
In questa giornata si celebra il #WorldHepDay: è necessario quindi affrontare in modo efficace la prevenzione ed il controllo delle epatiti virali tramite l’adozione di misure di  promozione della salute, che includano  strumenti per la prevenzione, la diagnosi ed il trattamento delle epatiti virali.
Un aspetto però troppo spesso trascurato, è rappresentato dalle implicazioni sociali causate dalla sieropositività all’ HCV, causate dalla disinformazione da parte della società sul tema.
Esistono pazienti che, dopo essere venuti a conoscenza di essere stati contagiati, paralizzano definitivamente la loro vita, si privano di amore e di affetto, si isolano e talvolta rifiutano il supporto e l’aiuto perché non accettano di convivere con un virus infettivo trasmissibile; altri pazienti hanno problemi sul posto di lavoro, subiscono discriminazioni di vario genere vivendo in una sorta di terribile“apartheid”, inclusi anche traumi affettivi con familiari e amici.
Ricordiamoci che il contagio dell’infezione da HCV avviene principalmente per via parenterale, cioè attraverso il sangue, e molto meno frequentemente per via sessuale.
L’infezione si trasmette preferenzialmente per via orizzontale, da individuo a individuo, e in minor misura, per via verticale-perinatale, cioè da madre a figlio.
Il contagio in molti casi non è cercato, ovvero non causato da pratiche a rischio, come lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti o scarsa attenzione nel maneggiare materiale tagliente potenzialmente infetto, ma ad esempio conseguente a trasfusioni, dopo eventi traumatici, come è stato nel mio caso in seguito ad un incidente. E’ solo il destino certe volte beffardo e come tale va accettato dalla persona contagiata.
Ma in quanto tale la persona va  difesa, tutelata e non discriminata, dallo Stato ma soprattutto dal prossimo. Ecco perchè ho omesso il mio cognome…
Ps Sono un uomo normale e darmi la mano, mangiare con me, lavorare con me, ridere con me non uccide nessuno, ma purtroppo non ho il coraggio di dire il mio cognome…non posso e non voglio essere ghettizzato e non vorrei perdere il mio lavoro a progetto…..
Grazie di cuore Andrea per la tua sensibilità e per essere mio amico.

Antonio P.

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