venerdì 20 giugno 2014

Il segreto è questo: quando si compra un titolo, devi saperne molto più di chi te lo vende.

Dopo mesi di un "bear market" che ha in certi casi ha dimezzato le quotazioni azionarie, sono molti gli investitori che lamentano grandi perdite quasi sempre impossibili da colmare.
Queste perdite sono però collegate ad un atavico problema degli investitori: la mancanza di saggezza e la mancanza di abilità a controllare i propri impulsi.
Non è dunque su un enorme quoziente d’intelligenza che si fonda un approccio intelligente all’investimento azionario. Ci vuole qualcos’altro e Benjamin Graham, fondatore del value investing, lo dice nel suo libro, The Intelligent investor.
“La più realistica distinzione tra un investitore e uno speculatore si coglie nella loro attitudine nei confronti dei movimenti del mercato azionario. L’interesse primario di uno speculatore è quello di anticipare le fluttuazioni di mercato al fine di trarne profitto. L’interesse primario dell’investitore sta invece nell’acquistare e detenere a prezzi convenienti dei titoli convenienti. Per lui, i movimenti di mercato sono importanti per un motivo pratico, dal momento che danno vita alternativamente a prezzi bassi ai quali è saggio acquistare e a prezzi alti ai quali è necessario astenersi dal comprare e potrebbe probabilmente essere saggio vendere.
Non è per niente sicuro che un tipico investitore debba regolarmente aspettare che si presentino bassi livelli di mercato prima di comperare, perché ciò potrebbe comportare una lunga attesa, una quasi certa perdita di reddito, e il possibile costo delle opportunità mancate. Nel complesso, è forse meglio se l’investitore si dedica a comperare azioni ogni qualvolta ha denaro a disposizione per questo scopo, tranne quando il livello generale del mercato è molto più alto di quello che può essere giustificato in base a standard di valore ben fondati. Se vuole essere astuto, può guardarsi attorno in cerca di qualche buon affare, che a livello di singolo titolo non manca mai.
L’investitore con un portafoglio di solide azioni deve aspettarsi che i loro prezzi siano soggetti a fluttuazioni e non dovrebbe né preoccuparsi di un sensibile calo né eccitarsi per un corposo rialzo. Dovrebbe sempre ricordare che le quotazioni di mercato sono lì per la sua convenienza, in modo da poter essere sfruttate o ignorate. Non dovrebbe mai comperare un’azione perché il prezzo è salito o venderla perché è sceso. Non sarebbe più di tanto in errore se il suo motto, più semplicemente, fosse il seguente: ‘Non acquistare mai un’azione subito dopo un forte rialzo, non venderla mai subito dopo un forte ribasso.’
L’investitore intelligente, è dunque quello che sa basare le sue scelte a dei solidi criteri di valore, che non si lascia trascinare nel controproducente gioco della speculazione, che ha la forza psicologica di prendere le distanze dagli eccessi del mercato, servendosene senza caderne vittima.
La teoria del “value investing” è semplice: non cadere mai nella tentazione di fare soldi facili. 
Se investi in un' azienda, devi crederci. Quindi bisogna cercare i titoli meno costosi, con le migliori prospettive, e tenerli per almeno tre anni, o anche quindici, finché non realizzano le proprie potenzialità. "Mai comprare azioni popolari, tranne forse nei periodi di recessione".
Il segreto è  questo: quando si compra un titolo, devi saperne molto più di chi te lo vende. 

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