Illustri Signori,
sono lieto di incontrarvi al termine della International Drug Enforcement Conference. Vi ringrazio della vostra visita e vi esprimo il mio apprezzamento per l’opera che svolgete affrontando un problema tanto grave e complesso del nostro tempo. Vi auguro che queste giornate romane segnino una tappa proficua nel vostro impegno. In particolare, auspico che possiate raggiungere gli obiettivi che vi siete posti: coordinare le politiche antidroga, condividere le relative informazioni e sviluppare una strategia operativa tesa al contrasto del narcotraffico. Forse nel narcotraffico le azioni sono quelle che rendono più soldi nel mercato. E questo è tragico.
Il flagello della droga continua ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti, alimentato da un mercato turpe, che scavalca confini nazionali e continentali. In tal modo continua a crescere il pericolo per i giovani e gli adolescenti. Di fronte a tale fenomeno, sento il bisogno di manifestare il mio dolore e la mia preoccupazione.
Vorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l’uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problema. Le legalizzazioni delle cosiddette "droghe leggere", anche parziali, oltre ad essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse. Le droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno. Intendo ribadire quanto già detto in altra occasione: no ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga (cfr Udienza generale, 7 maggio 2014). Ma per dire questo no, bisogna dire sì alla vita, sì all’amore, sì agli altri, sì all’educazione, sì allo sport, sì al lavoro, sì a più opportunità di lavoro. Un giovane che non ha lavoro, pensiamoci. Credo che la cifra sia 75 milioni, in Europa. Credo, non sono sicuro, non voglio dire una cosa che non c’è. Ma pensiamo ad un giovane: né, né. Né studia né lavora. Entra in questa mancanza di orizzonte, di speranza, e la prima offerta sono le dipendenze, tra le quali la droga. Questo... Le opportunità di lavoro, l’educazione, lo sport, la vita sana: questa è la strada della prevenzione della droga. Se si realizzano questi "sì", non c’è posto per la droga, non c’è posto per l’abuso di alcol e per le altre dipendenze.
La Chiesa, fedele al mandato di Gesù di andare dovunque c’è un essere umano sofferente, assetato, affamato, in carcere (cfr Mt 25,31-46), non ha abbandonato quanti sono caduti nella spirale della droga, ma con il suo amore creativo è andata loro incontro. Li ha presi per mano, attraverso l’opera di tanti operatori e volontari, perché potessero riscoprire la propria dignità, aiutandoli a far resuscitare quelle risorse, quei talenti personali che la droga aveva sepolto, ma che non poteva cancellare, dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26). Ma questo lavoro di recupero è molto limitato, non è sufficiente. Bisogna lavorare sulla prevenzione. Questo farà molto bene
L’esempio di tanti giovani che, desiderosi di sottrarsi alla dipendenza dalla droga, si impegnano a ricostruire la loro vita, è uno stimolo a guardare in avanti con fiducia.
Illustri Signori, vi incoraggio a proseguire il vostro lavoro con sempre grande speranza. Vi auguro il meglio e di cuore vi benedico. Grazie.
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