Il titolo è una sfida, un guanto gettato davanti ai passi di
chi dichiara necessaria la stabilità di Governo onde evitare il declino del
paese. Ma diamo una notizia a coloro i quali erigono a baluardo per la difesa
del patrio destino l’equilibrio politico: siamo già in declino, e non da due
anni, da molto più se consideriamo che le crescite del PIL sotto l’1% al netto
dell’inflazione sono in realtà decrescite belle e buone.
Quindi la stabilità di
cui tutti si sono appropriati, anche il fornaio o il giornalaio di quartiere, a
cosa serve? Ad accrescere la distanza tra noi ed il resto dei paesi
industrializzati, visto che quest’ultimi hanno preso al volo il treno della
ripresa.
La stabilità con cui oggi i politici cercano di rimanere in sella al
potere per non lasciare spazio al malumore del popolo è uno strumento
machiavellico a disposizione dei potenti. Anche quelli al di la delle Alpi, le
cui banche sono colme dei nostri titoli di stato, quindi costretti a professare
stabilità ed a imporcela per non vedere in fiamme la loro economia.
La
soluzione? Ci vuole una discontinuità forte. Dobbiamo liberarci di questa classe
politica impegnata a discutere dei problemi di un singolo, come fossero gli ospiti di prima classe del Titanic alle prese con
un gran ballo mentre la falla riversa nello scafo l’acqua che lo
affonderà.
Auguriamoci che il congresso del PD rottami i vecchi e ci dia una
speranza, e magari una alleanza con i M5S che distrugga definitivamente la
destra attuale per portarcene una nuova ed europea necessaria al normale
funzionamento del paese, e non il partito di un proprietario in perenne
conflitto d’interesse contro lo Stato (e quindi contro tutti noi). Altrimenti
dovremo rassegnarci ai fenomeni con cui siamo descritti da tutto
il mondo: mafia, evasione fiscale, nani e ballerine, cervelli in fuga.
Una
stabilità della mediocrità non ci serve. Piuttosto meglio distruggere tutto e
ricominciare da zero.
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