I numeri delle donne vittime di violenza sono impietosi e descrivono un paese
culturalmente arretrato. L’uomo afferma la propria predominanza attraverso la
forza, segno chiaro di un decadimento costante. Senza voler dare un senso
sociologico a queste poche righe possiamo trovare la radice nell’impostazione
della nostra società, in cui la donna ha un ruolo come madre ma quasi mai come
componente paritetico dei nuclei base (famiglia, azienda, comunità). Ci si
potrebbe quasi accontentare del vedere la donna come madre, se non fosse che
questo paese deprime qualsiasi aspirazione.
Le madri hanno il solo diritto di
accudire i figli ma non possono pensare di portare avanti nessuna delle attività
che prima della gravidanza le occupava. E nulla vale se alle spalle ci sono anni
di lavoro, studi, ricerca scientifica o imprenditoria.
Solitamente hanno
contratti precari che fulmineamente vengono rescissi. Una violenza che genera
tutte le altre.
Una società che porta le donne a dover scegliere se avere il
proprio ruolo nella società o dare continuità alla specie è una società ancorata
al medioevo, lontana dai paesi nordici a cui spesso si ispira. Sono inutili le
discussioni sulle quote rosa, lo stato dovrebbe tutelare i diritti base delle
donne intanto potenziando i servizi all’istruzione.
Come può una madre che
guadagna 600€ al mese portare il figlio al nido, se il padre è un normale
impiegato, se poi il nido ha un costo mensile pari allo stipendio? I servizi
pubblici: destinati a evasori e raccomandati.
Da dove iniziare? Dalla civile
procedura informatizzata di dimissioni introdotta dal governo Prodi e poi
velocemente abolita. Oggi nella modernissima Italia spesso una donna viene
assunta dietro firma di foglio di dimissioni “in bianco”. Il femminicidio inizia
qui.
E' una vergogna che diventa ancora più insopportabile appena si mette il naso fuori di quì.
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