Una storia di
sfruttamento ai danni di un gruppo di persone di età compresa tra 19 e 50 anni, è venuta alla luce grazie all'indagine della Guardia di Finanza a Palermo. Uomini e donne lavoravano in un call center
per due/tre euro l’ora senza lettera d'assunzione, in questo modo chi "evadeva
per sopravvivenza", risparmiava, in soli termini di contrattualizzazione
nazionale minima, oltre 40 mila euro, nonchè otteneva risparmi in
termini di contribuzione assistenziale e previdenziale.
Purtroppo queste notizie sembrano
essere lontane dal mondo per i non addetti ai lavori e dispiace perché la Guardia di Finanza ha scovato una
realtà del Sud, quando in tutta Italia realtà del genere ce ne sono a centinaia. Questa situazione nel mondo dei piccoli call
center è ormai una regola e il fenomeno sta dilagando a macchia d'olio, soprattutto perché molti
outsourcer partecipano a gare per grandi aziende italiane e multinazionali, che
prevedono importi ridicoli: un committente non può pagare, come accade, sette/otto
euro per un'ora di lavoro (meno della metà di un costo del lavoro da Ccnl),
perché così facendo spinge all'illegalità il vincitore dell'appalto, che
finisce per rivalersi senza scrupoli sulla retribuzione dei lavoratori.
Quando l'ex Ministro del lavoro Damiano in passato, inviò
gli ispettori nei call center, fece bene ma sbagliò preoccupandosi solo dei call center di media grandezza, quelli
con più di 400 unità: si sarebbe dovuto concentrare soprattutto sui piccoli perché
è soprattutto li che la precarietà regna.
Per fermare
tutto questo occorre impedire che le gare di appalto per outsourcing di call
center, scendano sotto l'importo minimo che garantisce la copertura dei costi e il
mark up per l'imprenditore.
Non serve un diritto del lavoro innovativo. Dobbiamo
difendere dell’art.1 del nostro Dettato Costituzionale.
Le deroghe richieste dall’Unione
Europea (che ci chiede da anni di “dinamizzare” il nostro mercato del lavoro) e
dal Governo, mirano a combattere fenomeni di abuso di questi contratti senza
alcuna tutela, in uno Stato come quello Italiano, cronicamente piagato
dall’assenza di lavoro, dove l’alternativa occupazionale è il lavoro nero
sottopagato, senza alcun diritto e senza sindacato, nel tessuto malato
dell’economia sommersa.
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