Nel
dicembre del 2010, Papa Benedetto XVI, aveva iniziato a portare avanti un nuovo
cammino di trasparenza con un
Motu Proprio per la
prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e
monetario, pubblicando una legge "concernente la prevenzione e il contrasto
del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del
terrorismo", in linea con le indicazioni della comunità internazionale che
si era dotata ormai da tempo di principi e strumenti giuridici che permettevano di
prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del
terrorismo.
Nonostante questo, nel
2012 il Dipartimento di Stato
americano aggiunse per la prima volta lo Stato del Vaticano a una lista di altri
67 Paesi potenzialmente suscettibili al riciclaggio del denaro. Il governo Usa
ha inserito la Santa sede nella categoria dedicata ai Paesi con "giurisdizioni
preoccupanti", insieme tra gli altri ad Albania, Repubblica Ceca, Egitto, Corea
del Sud, Malaysia, Vietnam e Yemen.
Papa
Francesco ha capito che oltre la legge serviva qualcosa in più, inasprendo le
pene per questo tipo di reato, perchè purtroppo la Chiesa è fatta anche di
uomini e che esistono problemi di management e di atteggiamenti ormai troppo
radicati e quindi servivano persone diverse.
La
forza tranquilla del Papa, il suo stile di comunicazione e il suo modo di
procedere deciso, ha alla base la volontà di preservare la natura stessa della
Chiesa e l'agire che ad essa conviene.Si
tratta di portare a termine quanto iniziato dal Papa Benedetto XVI, per "consentire ai principi del Vangelo di
permeare anche le attività di natura economica e finanziaria".
Serve
rialzarsi perchè si può cadere ma non essere capace di rialzarsi è disonorevole.
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