Da oggi nei miei post il mio libro "la flessibilità sicura", ogni lunedi e martedi. Buona lettura
“L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro”.
Il lavoro non è
soltanto un mezzo per vivere, ma anche un valore in sé, perché contribuisce a
realizzare la nostra umanità, ci fa sentire utili alla società e agli altri, contribuendo
così a dar significato alla nostra esistenza. Pertanto, ognuno di noi desidera
fare un lavoro che lo realizzi come uomo e che al contempo gli consenta di
condurre una vita dignitosa e sicura. Questo ideale però, raramente si può
raggiungere nella sua interezza.
Il lavoro appartiene
alla condizione originaria dell’uomo e come diceva
il Santo Padre, Giovanni
Paolo II, va visto “nel quadro più ampio di un disegno divino", utile ai singoli per la realizzazione dello scopo fondamentale della
loro vita”, mentre “l’impegno
dell’occupazione di tutte le forze disponibili, è un dovere centrale
dell'azione degli uomini di governo, politici, dirigenti sindacali ed imprenditori
e, le autorità responsabili, sono preposte perché mettano mano ai provvedimenti
necessari a garantire ai lavoratori la giusta retribuzione e la stabilità” [1].
In queste parole troviamo un invito forte a un impegno
costante per tutti gli operatori del mercato del lavoro, in modo tale che
fondare la nostra Repubblica sul lavoro, non rimanga solo un principio scritto nel
primo articolo della nostra Carta Costituzionale.
Le prolungate tensioni sui mercati finanziari internazionali, foriere di
crisi occupazionali, le pesanti conseguenze sull’economia reale, le nuove
proposte che hanno animato in questi ultimi mesi, i dibattiti su come rinnovare
il mercato del lavoro, meritano una risposta responsabile da parte di tutti gli
attori politici ed economici. Il dibattito che da anni investe l’Europa e sul quale da parecchio tempo
l’Italia è chiamata a fare qualcosa dall’Unione Europea, è legato a un ossimoro
concettuale: l’idea di coniugare l’esigenza di flessibilità imposta dal
mercato, con le garanzie di sicurezza dell’occupazione di ogni lavoratore.
L’ossimoro starebbe nella “flessibilità sicura”, capace di garantire
competitività alle imprese e allo stesso tempo, di fornire ai lavoratori,
sostegni attivi e passivi
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