lunedì 17 giugno 2013

Ossimoro concettuale: flessibilità sicura #laflessibilitasicura

Da oggi nei miei post il mio libro "la flessibilità sicura", ogni lunedi e martedi. Buona lettura

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Il lavoro non è soltanto un mezzo per vivere, ma anche un valore in sé, perché contribuisce a realizzare la nostra umanità, ci fa sentire utili alla società e agli altri, contribuendo così a dar significato alla nostra esistenza. Pertanto, ognuno di noi desidera fare un lavoro che lo realizzi come uomo e che al contempo gli consenta di condurre una vita dignitosa e sicura. Questo ideale però, raramente si può raggiungere nella sua interezza.
Il lavoro appartiene alla condizione originaria dell’uomo e come diceva il Santo Padre, Giovanni Paolo II, va visto “nel quadro più ampio di un disegno divino", utile ai singoli per la realizzazione dello scopo fondamentale della loro vita”, mentre “l’impegno dell’occupazione di tutte le forze disponibili, è un dovere centrale dell'azione degli uomini di governo, politici, dirigenti sindacali ed imprenditori e, le autorità responsabili, sono preposte perché mettano mano ai provvedimenti necessari a garantire ai lavoratori la giusta retribuzione e la stabilità” [1].
In queste parole troviamo un invito forte a un impegno costante per tutti gli operatori del mercato del lavoro, in modo tale che fondare la nostra Repubblica sul lavoro, non rimanga solo un principio scritto nel primo articolo della nostra Carta Costituzionale.
Le prolungate tensioni sui mercati finanziari internazionali, foriere di crisi occupazionali, le pesanti conseguenze sull’economia reale, le nuove proposte che hanno animato in questi ultimi mesi, i dibattiti su come rinnovare il mercato del lavoro, meritano una risposta responsabile da parte di tutti gli attori politici ed economici. Il dibattito che da anni investe l’Europa e sul quale da parecchio tempo l’Italia è chiamata a fare qualcosa dall’Unione Europea, è legato a un ossimoro concettuale: l’idea di coniugare l’esigenza di flessibilità imposta dal mercato, con le garanzie di sicurezza dell’occupazione di ogni lavoratore. L’ossimoro starebbe nella “flessibilità sicura”, capace di garantire competitività alle imprese e allo stesso tempo, di fornire ai lavoratori, sostegni attivi e passivi



[1] Giovanni Paolo II, Enciclica “Centesimus Annus”, 1991. 

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