Volevo parlare di un mio lontano antenato del secolo scorso, Stefano Zirilli
personaggio ai molti sconosciuto (ma non agli abitanti di Milazzo), ma che
diede un contributo rilevante all’iniziativa garibaldina culminata con la
battaglia di Milazzo.
La battaglia di Milazzo fu combattuta fra il
17 e 24 luglio 18 60,
nei dintorni e nella città Milazzo, quando i Mille di Giuseppe Garibaldi,
unitamente a nuovi combattenti che diedero corpo all'esercito meridionale,
affrontarono e sconfissero le forze borboniche.
Le forze impiegate nello scontro ammontavano a circa
10.000 uomini, dei quali oltre 6.000 erano i garibaldini. Lo scontro decisivo si accese alle ore 6,30 del 20 luglio, al centro della piana che offre accesso alla piccola
penisola ove sorge la città di Milazzo
Il 21
luglio 18 60, in seguito alla convenzione voluta dal ministro della
guerra napoletano Pianell, il maresciallo Tommaso
de Clary ed il generale Giacomo
Medici, firmarono il
patto per l'evacuazione delle truppe borboniche dalla Sicilia ed il 25
luglio anche i reparti guidati dai
colonnelli Pironti e del Bosco si imbarcarono per Napoli, lasciando Milazzo in mano garibaldina.
Benché accusata, soprattutto da qualche città vicina, di essere una “città
borbonica”, in realtà Milazzo diede al Risorgimento siciliano, sia nei moti del
‘48 che quelli del ‘60, un contributo rilevante per qualità, come forse nessun
altro centro delle sue dimensioni.
Durante la rivoluzione del 1848 Stefano Zirilli fu tra le quattro personalità di
maggiore spicco del movimento liberale milazzese (insieme a Piraino, Bonaccorsi
e Piaggia).
I quattro rivestirono cariche di alta responsabilità nel governo
dell’Isola, e nel ’60 li troviamo ancora, in ruoli diversi, impegnati a dare un
supporto prezioso all’iniziativa garibaldina.
Scrisse anche “la Viticultura e l’enologia in Milazzo” nel
1870
La sua attività politica fu
rivolta in primo luogo a tutelare e promuovere l'economia locale di Milazzo.
Memorabili furono le sue battaglie finalizzate per far avvicinare il più
possibile al porto di Milazzo il costruendo tracciato ferroviario, proprio per
garantire ulteriore sviluppo all'economia milazzese.
Nel 1876 fondò la Biblioteca Comunale
di Milazzo, aggiungendo agli antichi volumi provenienti dalle biblioteche dei
singoli conventi cittadini quelli che egli stesso – a causa delle carenti
risorse del bilancio comunale - richiedeva in omaggio, scomodando persino il Re
d’Italia ed Alessandro Manzoni, che con piacere risposero al suo appassionato
appello.
Egli stesso sistemava e
catalogava con amorevole pazienza i volumi della Biblioteca.
Dedicatosi in tarda età alle
ricerche di storia locale, lasciò in eredità all’unico figlio Giuseppe Zirilli
Lucifero (1844-1907) una ricchissima biblioteca privata, vaste proprietà ed
un’avviatissima azienda agricola, i cui vini da dessert si fecero apprezzare in
ogni angolo d’Italia.
Nel 1842 aveva
abbandonato, a trent’anni, una brillante carriera di ufficiale del Genio
nell’esercito borbonico. Nel ’48 presiedette il Comitato rivoluzionario
milazzese, ottenne la capitolazione del castello, e quindi, chiamato a Palermo,
diresse il Ministero della Guerra (rifiutando la carica di ministro che gli era
stata offerta), coronando così la
sua carriera militare, avviata con gli studi alla Nunziatella di Napoli e
culminata poi con la nomina a Generale del Genio, ottenuta in seguito al valido
contributo da lui dato in occasione della vittoria garibaldina del 20 luglio 18 60.
Ha diretto anche la Scuola militare per allievi ufficiali e la “Rivista di scienze
militari”.
Arrestato dopo la
vittoriosa reazione borbonica, imprigionato
e quindi sottoposto a domicilio coatto, quasi un decennio dopo si vide offrire
dal governo borbonico -che cercava di coinvolgere anche tecnici di idee
liberali- l’alto incarico di Direttore generale dei Lavori pubblici del Regno,
ma rifiutò.
Nel ’60 rinunciò
alla carica di direttore del Ministero della Guerra offertagli da Garibaldi,
per contribuire, collaborando con Giacomo Medici, alla preparazione della
vittoria del 20 Luglio.
Dopo l’Unità di
Italia fu eletto più volte presidente della Provincia.
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