Le banche
italiane non sono colpevoli (come quelle americane) di aver causato la crisi
finanziaria e poi aver beneficiato di ingenti risorse pubbliche per i loro
salvataggi.
Da noi lo Stato non ha speso un euro in salvataggi
bancari, e gli istituti di credito sono stati coinvolti in modo molto
limitato nelle sperimentazioni finanziarie “spiritose” che hanno terremotato la
finanza mondiale.
La loro attuale situazione di crisi è a causa della grande
mole di titoli di Stato che hanno in portafoglio: titoli cioè di un debito
fatto nei decenni passati.
Altre critiche generalmente rivolte alle banche riguardano la
poca disponibilità ad erogare credito. In queste osservazioni c'è del vero, ma in questo caso la prudenza, almeno in parte, è a sua volta motivata proprio
dalla volontà di limitare i rischi in una situazione difficile (non
dimentichiamoci i mutui americani e da dove parte la crisi economica).
Il campo in cui davvero le banche hanno mancato negli
anni passati è quello della trasparenza: con condizioni poco chiare, costi
a volte assurdi disinvoltamente addebitati, per non parlare di certi titoli
rifilati all'ignaro cliente.
Naturalmente non si può fare di tutta un’erba un fascio. Serve
moralità come in tutto quello che si fa.
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