La Pasqua è andata ancora una volta di traverso a molti tifosi della Roma. Il motivo lo conoscete bene. Come quasi un anno fa in quel di Lecce, nel Sabato pre-pasquale. Contro una squadra decisamente scarsa, quasi alla canna del gas (Palermo che non vinceva in campionato da più di 4 mesi, nel derby contro il Catania). E come in quell'occasione la Roma si è fatta nuovamente sorprendere, addirittura ridicolizzare. Perché per come sono andate le cose il passivo avrebbe potuto essere ancora più pesante. Una Roma lenta, impacciata, involuta. Che si è letteralmente consegnata agli avversari, i quali dal canto loro non aspettavano altro per risorgere che trovare una squadra così dimessa.
Qualcuno ha cercato di spiegare questa sconcertante esibizione con le scelte (sicuramente discutibili) di Andreazzoli. Il quale ha schierato nuovamente una formazione priva di Osvaldo, con Totti unico riferimento offensivo supportato da due trequartisti (Perrotta e Florenzi). Ma non è tanto questo ad aver fatto discutere (del resto nelle gare precedenti pur senza Osvaldo la squadra se l'era cavata egregiamente) quanto il fatto che sulle corsie esterne siano stati impiegati Lamela e Marquinho. Dunque un Lamela piuttosto lontano dalla porta, malgrado il suo bottino notevole in termini di reti realizzate. In mezzo al campo il tandem De Rossi/Tachtsidis (con Pjanic ancora in non perfette condizioni non rischiato dall'inizio) ed un reparto difensivo composto dal terzetto Piris, Burdisso, Castan a presidio della porta difesa da Stekelemburg.
Senz'altro si può discutere sulla bontà della formazione messa in campo da Andreazzoli. Ma a nostro avviso c'è dell'altro. Una Roma che sin dal fischio d'inizio è apparsa subito meno motivata e determinata del Palermo, coi giallorossi che arrivavano sempre secondi sul pallone. Tutto questo non si può imputare solo ed esclusivamente a scelte di formazione. La squadra nel suo complesso non ha girato ed ha fornito una prestazione sconcertante, poi possiamo eventualmente parlare dei singoli. Ma la sostanza non cambia. Persino Totti è stato autore di una prova nettamente al di sotto della sufficienza.
E pensare che il turno di campionato appena disputato poteva davvero sancire la candidatura della Roma per l'Europa League del prossimo anno.Terzo posto ormai salutato definitivamente, con un Milan ancora vittorioso ed ormai autentico rullo compressore di questo 2013 in campionato, ma a seguire un po' tutte hanno steccato (Inter e Fiorentina superate rispettivamente da Juventus e Cagliari) e soltanto la Lazio ha ottenuto 3 preziosissimi punti sconfiggendo in rimonta il Catania in un vero e proprio scontro diretto per l'Europa.
Ma la Roma si sa, come da tradizione riesce in un colpo solo a resuscitare le squadre derelitte e a non sfruttare turni di campionato laddove i risultati delle altre stanno a tendere una grande mano.
Chi come il sottoscritto dalla nascita conosce le caratteristiche di questa squadra temeva in modo notevole della trasferta siciliana. Non tanto per il valore di un avversario che resta tutt'ora candidato alla retrocessione, quanto per il DNA della Roma. Una squadra che nel momento di spiccare il volo e consolidare quanto di buono fatto in precedenza finisce sempre col deluderti. E' un problema di personalità, di carattere. Non si può stare a parlare sempre di un film già visto. Cambiano gli allenatori, i giocatori, persino i presidenti. Ma ci si ritrova a proferire sempre le stesse parole. Una squadra non instabile mentalmente non batte la Juventus concedendo poco o niente salvo poi sciorinare una prestazione sconcertante a Palermo, con l'ultima della classe. E' evidente che il problema sia nella testa di questi giocatori, un po' troppo spesso mattatori solo e quando sono loro a volerlo. La Roma ultimamente sta cambiando allenatori più frequentemente di quanto non si cambi un paio di calzini. Coi risultati altamente deludenti che tutti conosciamo. Più di qualcosa è ancora da migliorare. Insistiamo sulla tenuta mentale di una squadra che non può continuare a steccare sistematicamente nei momenti decisivi.
Di certo non uno dei migliori preludi alla stracittadina ormai alle porte. Con una Lazio che a questo punto, tornata a +3 dai giallorossi, potrà giocare con 2 risultati su 3 a disposizione. Un vantaggio di non poco conto.
L'impressione è che con la rovinosa e disonorevole (per come avvenuta) disfatta di Palermo la Roma abbia vanificato quanto fatto di buono nelle ultime settimane. Sembra di aver cancellato tutto in un colpo solo. Ora un Aprile davvero decisivo, in cui al di là del derby i giallorossi saranno chiamati ad un appuntamento cruciale: la semifinale di ritorno di coppa Italia a S.Siro contro l'Inter del 17 Aprile.La stagione non è ancora finita e qualcuno potrebbe dire anche ironicamente "purtroppo". Staremo a vedere. Senza dubbio questa è una squadra che non concede mai tranquillità ai propri tifosi. Tifosi dalla pazienza infinita e che meriterebbero ben altri risultati rispetto a quelli pessimi delle ultime due stagioni.
Caro Andrea MARTA, la cosa importante e che il risultato della Roma non ti abbia guastato la Pasqua, io per esempio ieri sono stato splenditamente in compagnia di tutti i miei cari e non ho pensato minimamente alla Roma. Oramai con 70 anni di militanza giallorossa sono temprato. Forse i festeggiamenti dei 20 anni di attività agonistica di Totti e le partite della nazionale hanno distolto i giocatori dalla necessaria concentrazione.
RispondiEliminaTi auguro una buona Pasquetta
emanuele
Emanuele, ovviamente sono modi di dire. Ovvio che il significato della Pasqua ed il piacere di stare insieme ai propri cari vada al di là...resta tuttavia un senso di amarezza per una squadra che come ben sai non impara mai dai propri errori. Ormai è diventato un classico: c'è sempre la Roma a ringalluzzire gli avversari nella crisi più profonda. E questo da tifoso mi dà tanto fastidio. Un saluto. Andrea
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