La crisi dei partiti non è un fenomeno tipico di questa stagione, ma ha un suo precedente illustre negli anni 90. In quel periodo i partiti avevano esteso la loro influenza nelle strutture amministrative e produttive del Paese, facendo un uso "clientelare" della spesa pubblica.
E' di quel periodo il termine "partitocrazia" ovvero la presa di potere dei partiti a scapito del Parlamento, con il continuo dilagare di episodi di corruzione nelle Pubbliche amministrazioni anche per fini personali. Questo comportò un profondo distacco tra cittadini e partiti che fu canalizzato in voti di protesta. Al nord i malcontenti furono intercettati dalla Lega Nord che ottenne buoni risultati a partire dalle politiche del 1992, confermando i suoi risultati nelle amministrative del 1993 ed infine nelle politiche del 1994 che la trasformarono in forza di Governo.
I partiti tradizionali rielaborarono i propri obiettivi e i propri apparati per dare un segnale al Paese. Il Pci sotto Achille Occhetto con il Congresso di Rimini, si trasformò in Pds con l'obiettivo di essere una forza riformista capace di creare un polo progressista sul modello del laburismo di matrice britannica. A uscirne peggio furono Psi e Dc per il coinvolgimento dei loro leader nelle inchieste di tangentopoli. Così i primi Governi dopo il terremoto tangentopoli, furono quello di Giuliano Amato nel 1992 e poi il Governo del 1993, di Carlo Azeglio Ciampi che aveva come obiettivo prioritario di rivedere la legge elettorale con l'intenzione di dare governabilità al paese. Fu così varata la legge basata sul principio uninominale e maggioritario.
Dopo la caduta di Ciampi, ci fu il primo voto con la nuova legge e andò al potere il centro destra con l'appoggio della Lega, ma questo accoppiamento culminò con la defezione della Lega. Nel 1995 ci fu il Governo tecnico di Lamberto Dini.
Stiamo parlando di venti anni fa e la storia sembra riproporsi: la scomparsa dell'ex Dc (ora Udc) è stato il primo segnale, la potenziale ingovernabilità a cui conseguì un blocco istituzionale di 3 anni (con il susseguirsi di tre Governi), potrebbe essere il secondo; la necessità di rivedere legge elettorale, il quarto ed infine, l'obbligo per i partiti tradizionali di dare un segnale al Paese, rivedendo i loro obiettivi, le loro modalità di finanziamento e i loro apparati, l'ultimo.
In tutto questo chi aveva canalizzato il voto di protesta andando al potere non fu tanto differente dai partiti di vecchio stampo….
Effettivamente ci sono molte analogie...i partiti devono cambiare.
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