Parlare di crisi politica, vuol
dire non aver capito nulla del problema più grande e più diffuso che l’uomo
vive in questa società, un problema radicato e insinuato nelle radici profonde
della nostra vita con conseguenze molto più gravi. Questo problema è stato
identificato e coniato dal poeta Baudelaire 150 anni fa: l’ “avvilimento dei
cuori”, la tristezza nei cuori ovvero la progressiva mancanza di speranza e la
difficoltà di vedere per la propria esistenza un possibile orizzonte. Questo
avvilimento è la conseguenza dell’assenza di un cuore e di moralità nella
gestione degli affari e della politica.
Chi si dedica alla cosa pubblica dovrebbe farlo per il bene dei cittadini e non per il proprio tornaconto personale. Ma il proprio tornaconto è ricercato a causa di questa “tristezza nel cuore”. Da qui nasce il circolo vizioso: avvilimento, crisi, crisi, avvilimento. Basterebbe poco ritornando all’origine della parola politica, dal latino politica, dal greco politike, che attiene alla città, sottinteso techne (arte). Quindi politica come l’arte di governare gli Stati, come amministrazione della cosa pubblica.
Chi si dedica alla cosa pubblica dovrebbe farlo per il bene dei cittadini e non per il proprio tornaconto personale. Ma il proprio tornaconto è ricercato a causa di questa “tristezza nel cuore”. Da qui nasce il circolo vizioso: avvilimento, crisi, crisi, avvilimento. Basterebbe poco ritornando all’origine della parola politica, dal latino politica, dal greco politike, che attiene alla città, sottinteso techne (arte). Quindi politica come l’arte di governare gli Stati, come amministrazione della cosa pubblica.
Ricordiamoci che la prima qualità
di chi governa deve essere la giustizia, virtu’pubblica per eccellenza perché
riguarda il bene della comunità.
In queste giornate di voto questo
deve essere il nostro pensiero quando mettiamo la famosa crocetta.
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