giovedì 21 febbraio 2013

Visto il silenzio dei partiti...domande e risposte sulla droga

Il dibattito sul tema è in continuo ed incessante fermento.In generale ci sono due maniere di attacco al flagello droga.
La prima rinvia al problema della tossicomania e alle conseguenze ad essa legate.
L’assimilazione di droghe differenti tra loro è la prima fonte di confusione. Il passaggio “obbligato” tra le droghe leggere a quelle pesanti non convince, in quanto tale concezione potrebbe essere allargata al passaggio anche dal tabacco alle droghe leggere.
Un secondo modo di vedere le cose consiste nel porre l’accento sul rischio rappresentato dall’esistenza di risorse finanziarie nate dal commercio di stupefacenti e reinvestite clandestinamente nell’economia.
La base di questo problema è che la proibizione del prodotto genera l’organizzazione del crimine e che il commercio del prodotto è in mano alle organizzazioni criminali.
Non bisogna però dimenticare che prima di essere la causa della criminalità, il traffico di droghe è la conseguenza di una domanda.
La proibizione è legata all’offerta, ma l’offerta esiste perchè c’è una domanda e la domanda c’è, non perché il prodotto è proibito, ma perché corrisponde ad un bisogno la cui origine è psicologica e sociologica.
La domanda di droga se non affrontata in maniera adeguata continuerà a crescere.
La conseguenza potrebbe essere quella non di depenalizzare ma quella di legalizzare, ma il prezzo di una simile soluzione potrebbe essere pesante. Il timore è quello di un aumento vertiginoso (almeno iniziale) dei consumi.
Tra legalizzazione completa e proibizione esiste un mare nel quale ci si dovrebbe spingere.
Se si condanna il consumatore non si frena la domanda. Per frenare la domanda bisogna fare prevenzione con campagne di sensibilizzazione e con un aiuto reale ai tossicodipendenti. Sul lato dell’offerta distruggere qualche piantagione da qualche parte del mondo non frenerà l’offerta, in quanto quella piantagione sarà sostituita da un’altra in un’altra parte del globo.
La questione è la lotta contro l’ingerenza della criminalità organizzata nell’offerta.
Detto questo dobbiamo distinguere quindi la lotta alla droga dalla lotta alla criminalità organizzata.
La lotta contro l’uso delle sostanze stupefacenti riporta alla questione della domanda, la lotta contro la criminalità richiede che si combattano le cause dell’alta redditività del traffico.
Come ottenere risultati contro questo flagello?
La legalizzazione è una forma di resa di fronte ad un problema che non si riesce a dominare.
La depenalizzazione eviterebbe di affrontare la reale questione della tossicomania.
La riduzione del danno è a vantaggio delle persone che usano droga, delle loro famiglie e di tutta la comunità.
La salute non ha colore politico, ogni intervento in grado di tutelare una persona, eliminare il rischio che contragga malattie, deve essere valutato per i risultati che consegue, sapendo che la salute della singola persona è garanzia per la salute dell’intera collettività.
Criminalizzare il consumo è un’operazione pericolosa in quanto contraddice le esperienze internazionali sulla proibizione come fattore di allontanamento dalla consapevole modifica dei comportamenti, di produzione di emarginazione sociale, di spinta alla microcriminalità, di attrazione dei consumatori di droga nel circuito carcerario.
La reale azione vincente è quella di combattere con convinzione le cause della domanda e dell’offerta.
Pertanto, la politica nei confronti dell'uso di droghe deve necessariamente prevedere un bilanciamento tra le azioni di prevenzione, cura e riabilitazione e le azioni di repressione e contrasto con un sistema generale basato soprattutto sui diritti delle persone, ad essere difese dall'offerta di sostanze stupefacenti, ad essere curate precocemente se tossicodipendenti, ma con un orientamento alla piena riabilitazione ed al reinserimento sociale.
Possiamo dire che sono tre le strade da seguire: prevenzione, repressione e recupero. 
La droga non si combatte solo con provvedimenti di ordine sanitario e giudiziario, ma anche instaurando nuove relazioni umane, ricche di valori spirituali ed affettivi.
E’ compito delle istituzioni pubbliche impegnarsi in una politica seria volta a riparare situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali emergono la crisi della famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico.
Si deve partire da un presupposto: sulla base delle nuove evidenza scientifiche, le sostanze stupefacenti, prescindendo dai diversi effetti psicoattivi di ciascuna, sono tutte egualmente dannose e pericolose per la salute delle persone.
La prevenzione si deve ritenere prioritaria e fondamentale per la riduzione della domanda di droga.
A livello preventivo è necessario che una informazione medica, saggia e precisa sia data in particolare ai giovani, sottolineando gli effetti devastanti della droga a livello somatico, intellettuale, psicologico, sociale e morale.
La prevenzione infine deve essere il più precoce possibile, attivando interventi specifici fin dalle scuole elementari.
A livello repressivo sul lato della domanda si deve partire dal presupposto che non è lecito drogarsi e che non esiste un diritto a consumare droga, neppure occasionalmente.
Sul lato dell’offerta s’impone la necessità di seguire un piano di leale cooperazione regionale, nazionale, continentale e mondiale, perché i mezzi che si usano per combattere il traffico dei narcotici abbiano la dovuta efficacia.
Bisogna, che l'attività criminale della produzione e del traffico della droga venga combattuta direttamente e, alla fine, frenata.
E' quindi un dovere fare in modo, con permanenti azioni di contrasto, che le organizzazioni criminali vengano perseguite costantemente sia nelle fasi di produzione e traffico, sia nelle fasi dello spaccio.
Fondamentale infine è il recupero del tossicodipendente.
La droga è un nemico troppo potente per il raggiungimento e la conservazione del benessere individuale. Il tossicodipendente, per quanto cronicizzato, non può essere abbandonato alla sua condizione di disagio e di malattia e deve essere sempre considerato recuperabile alla vita. Chi ne fa uso, non è in grado di gestirsi, recando danni a se stesso e agli altri vicini.
L'eroina, in particolare, porta con sé il fantasma della disperazione, autodistruzione e morte, che prende corpo in un circolo progressivamente vizioso fatto di reati, carcere, prostituzione, overdose e aids.
I genitori di un figlio tossicomane devono essere lucidi e non devono disperare mai e devono mantenere il dialogo tra loro e con lui, prodigargli affetto e favorire i suoi contatti con strutture che lo possono prendere in carico, anche se solo l'impegno personale dell'individuo, la sua volontà di rinascita e la sua capacità di riprendersi, possono assicurare il ritorno alla normalità dal mondo allucinante dei narcotici.
Per questo sono necessari anche gli aiuti sociali delle famiglie e delle comunità terapeutiche. 

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