Il dibattito sul tema è in continuo ed
incessante fermento.In generale
ci sono due maniere di attacco al flagello droga.
La prima rinvia
al problema della tossicomania e alle conseguenze ad essa legate.
L’assimilazione
di droghe differenti tra loro è la prima fonte di confusione. Il passaggio
“obbligato” tra le droghe leggere a quelle pesanti non convince, in quanto tale
concezione potrebbe essere allargata al passaggio anche dal tabacco alle droghe
leggere.
Un secondo
modo di vedere le cose consiste nel porre l’accento sul rischio rappresentato
dall’esistenza di risorse finanziarie nate dal commercio di stupefacenti e
reinvestite clandestinamente nell’economia.
La base di
questo problema è che la proibizione del prodotto genera l’organizzazione del
crimine e che il commercio del prodotto è in mano alle organizzazioni
criminali.
Non bisogna però
dimenticare che prima di essere la causa della criminalità, il traffico di
droghe è la conseguenza di una domanda.
La
proibizione è legata all’offerta, ma l’offerta esiste perchè c’è una domanda e
la domanda c’è, non perché il prodotto è proibito, ma perché corrisponde ad un
bisogno la cui origine è psicologica e sociologica.
La domanda
di droga se non affrontata in maniera adeguata continuerà a crescere.
La
conseguenza potrebbe essere quella non di depenalizzare ma quella di
legalizzare, ma il prezzo di una simile soluzione potrebbe essere pesante. Il
timore è quello di un aumento vertiginoso (almeno iniziale) dei consumi.
Tra
legalizzazione completa e proibizione esiste un mare nel quale ci si dovrebbe
spingere.
Se si
condanna il consumatore non si frena la domanda. Per frenare la domanda bisogna fare
prevenzione con campagne di sensibilizzazione e con un aiuto reale ai
tossicodipendenti. Sul lato dell’offerta distruggere qualche piantagione da
qualche parte del mondo non frenerà l’offerta, in quanto quella piantagione
sarà sostituita da un’altra in un’altra parte del globo.
La
questione è la lotta contro l’ingerenza della criminalità organizzata
nell’offerta.
Detto
questo dobbiamo distinguere quindi la lotta alla droga dalla lotta alla
criminalità organizzata.
La
lotta contro l’uso delle sostanze stupefacenti riporta alla questione della
domanda, la lotta contro la criminalità richiede che si combattano le cause
dell’alta redditività del traffico.
Come
ottenere risultati contro questo flagello?
La
legalizzazione è una forma di resa di fronte ad un problema che non si riesce a
dominare.
La
depenalizzazione eviterebbe di affrontare la reale questione della
tossicomania.
La riduzione del danno è a vantaggio delle persone che
usano droga, delle loro famiglie e di tutta la comunità.
La
salute non ha colore politico, ogni intervento in grado di tutelare una
persona, eliminare il rischio che contragga malattie, deve essere valutato per
i risultati che consegue, sapendo che la salute della singola persona è
garanzia per la salute dell’intera collettività.
Criminalizzare
il consumo è un’operazione pericolosa in quanto contraddice le
esperienze internazionali sulla proibizione come fattore di allontanamento
dalla consapevole modifica dei comportamenti, di produzione di emarginazione
sociale, di spinta alla microcriminalità, di attrazione dei consumatori di
droga nel circuito carcerario.
La
reale azione vincente è quella di combattere con convinzione le cause della
domanda e dell’offerta.
Pertanto,
la politica nei confronti dell'uso di droghe deve necessariamente prevedere un
bilanciamento tra le azioni di prevenzione, cura e riabilitazione e le azioni
di repressione e contrasto con un sistema generale basato soprattutto sui diritti
delle persone, ad essere difese dall'offerta di sostanze stupefacenti, ad
essere curate precocemente se tossicodipendenti, ma con un orientamento alla
piena riabilitazione ed al reinserimento sociale.
Possiamo dire che
sono tre le strade da seguire: prevenzione, repressione e recupero.
La droga non si
combatte solo con provvedimenti di ordine sanitario e giudiziario, ma anche
instaurando nuove relazioni umane, ricche di valori spirituali ed affettivi.
E’ compito delle
istituzioni pubbliche impegnarsi in una politica seria volta a riparare
situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali emergono la crisi della
famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione
giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico.
Si deve
partire da un presupposto: sulla base delle nuove evidenza scientifiche, le
sostanze stupefacenti, prescindendo dai diversi effetti psicoattivi di
ciascuna, sono tutte egualmente dannose e pericolose per la salute delle
persone.
La prevenzione si
deve ritenere prioritaria e fondamentale per la riduzione della domanda di
droga.
A livello preventivo
è necessario che una informazione medica, saggia e precisa sia data in
particolare ai giovani, sottolineando gli effetti devastanti della droga a
livello somatico, intellettuale, psicologico, sociale e morale.
La prevenzione infine
deve essere il più
precoce possibile, attivando interventi specifici fin dalle scuole elementari.
A livello repressivo sul
lato della domanda si deve partire dal presupposto che non è lecito drogarsi e
che non esiste un diritto a consumare droga, neppure occasionalmente.
Sul lato dell’offerta
s’impone la necessità di seguire un piano di leale cooperazione regionale,
nazionale, continentale e mondiale, perché i mezzi che si usano per combattere
il traffico dei narcotici abbiano la dovuta efficacia.
Bisogna, che
l'attività criminale della produzione e del traffico della droga venga
combattuta direttamente e, alla fine, frenata.
E'
quindi un dovere fare in modo, con permanenti azioni di contrasto, che le
organizzazioni criminali vengano perseguite costantemente sia nelle fasi di
produzione e traffico, sia nelle fasi dello spaccio.
Fondamentale infine è il recupero del tossicodipendente.
La droga è un nemico
troppo potente per il raggiungimento e la conservazione del benessere
individuale. Il tossicodipendente,
per quanto cronicizzato, non può essere abbandonato alla sua condizione di
disagio e di malattia e deve essere sempre considerato recuperabile alla vita. Chi ne fa uso, non è in grado di gestirsi, recando danni a se
stesso e agli altri vicini.
L'eroina, in particolare, porta con sé il fantasma
della disperazione, autodistruzione e morte, che prende corpo in un circolo
progressivamente vizioso fatto di reati, carcere, prostituzione, overdose e
aids.
I genitori
di un figlio tossicomane devono essere lucidi e non devono disperare mai e
devono mantenere il dialogo tra loro e con lui, prodigargli affetto e favorire
i suoi contatti con strutture che lo possono prendere in carico, anche se solo
l'impegno personale dell'individuo, la sua volontà di rinascita e la sua
capacità di riprendersi, possono assicurare il ritorno alla normalità dal mondo
allucinante dei narcotici.
Per questo sono
necessari anche gli aiuti sociali delle famiglie e delle comunità terapeutiche.
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