La distinzione tra destra e sinistra e' dal 1994 in Italia (dopo lo tsunami di tangentopoli), l’asse principale del conflitto democratico (anche se corretto e temperato da forze di centro che saltano sul carro del vincitore all'occorrenza). Quest' asse non è in grado pero' di rispondere a tutti i conflitti che la vita politica produce. Spesso la destra e la sinistra sono infatti, costrette da situazione esterne (ad esempio le ultimi crisi economiche mondiali foriere di crisi occupazionali) a fare le stesse cose e a votare gli stessi provvedimenti (l'ultimo Governo tecnico di Mario Monti docet). Ma come si chiederebbe Giorgio Gaber, "cos’è la destra, cos’è la sinistra"?
La distinzione tra destra e sinistra apparsa la prima volta dopo la rivoluzione francese, con la Restaurazione, si conferma come una caratteristica costante del sistema parlamentare. Dalla Francia si estese poi rapidamente a tutta l'Europa.
La sinistra è la forza politica che già all’inizio dell’Ottocento, e' protagonista della spinta verso una piena parità di condizioni giuridiche, politiche, economiche e sociali di tutti i cittadini.
La destra, invece dallo stesso periodo e' una forza di freno per difendere assetti sociali che quella spinta egualitaria portava a sconvolgere. Al giorno d'oggi, con il termine destra, in ambito politico, si indica l’insieme delle posizioni politiche qualificate come conservatrici. Appare determinante per questa attribuzione fondare le proprie idee sul non egualitarismo.
La storia ci insegna che nel delicato equilibrio tra eguaglianza (sinistra) e libertà (destra) e tra mutamento (sinistra) e conservazione (destra), non sempre la spinta progressista della sinistra fu un bene o le resistenze della destra un male: una valutazione precisa degli atteggiamenti delle due correnti dipendono dalle circostanze storiche.
Visti anche i programmi di Governo per queste elezioni politiche di fine febbraio e le forze in campo, e'diffusa tra molti la convinzione che destra e sinistra siano ormai categorie obsolete da seconda repubblica (per quelli che pensano di essere in una Terza repubblica).
Come dicevo all'inizio di questo post, con forti mutamenti nelle condizioni esterne, spesso le risposte non possono essere catalogabili in quelle di destra e in quelle di sinistra. Nei periodi, caratterizzati da una forte crescita economica, anche partiti di destra possono portare avanti politiche di piena occupazione e di sviluppo della protezione sociale a favore dei ceti meno abbienti e più svantaggiati, dunque politiche di sinistra; quando c'e'un basso tasso di crescita anche la sinistra ha ricorso a politiche sociali meno generose. L’apparente irrilevanza, oggi, di una distinzione tra destra e sinistra ha a che fare con la prevalenza politica di problemi che sono lontani dal fulcro di quella distinzione, ad esempio dalla distinzione tra destra e sinistra, possiamo forse trarre qualche indicazione su come agire sull'energie rinnovabili? O risposte concrete sull'ecologia? E sulle questioni etiche?
Di recente con l'ultimo Governo la rilevanza della differenza tra destra e sinistra a proposito di molti problemi importanti che l’Italia si trovava ad affrontare ha lasciato il passo alla responsabilità se si voleva tornare a condizioni di crescita economica sostenuta. I Governi deve affrontare tanti problemi, non solo quelli che riguardano questioni di distribuzione del reddito e di pari opportunità, dove la distinzione tra destra e sinistra è perfettamente appropriata.
Per rispondere infine a chi definisce le categorie destra e sinistra obsolete, la distinzione rimarrà sempre l’asse principale del conflitto elettorale, come lo e'stato storicamente a livello mondiale da dopo la rivoluzione francese. Un asse che non è in grado di rispondere pero'a tutti i conflitti che la vita politica produce, ma è abbastanza radicato da rispondere ai principali. E questo agli italiani basta.
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